La Parola che conta: Martedì 2 aprile 2019
MARTEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA
GENESI
Lettura del libro della Genesi 27, 1-29
In quei giorni. Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: «Figlio mio». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte. Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, va’ in campagna e caccia per me della selvaggina. Poi preparami un piatto di mio gusto e portamelo; io lo mangerò affinché possa benedirti prima di morire». Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa. Rebecca disse al figlio Giacobbe: «Ecco, ho sentito tuo padre dire a tuo fratello Esaù: “Portami della selvaggina e preparami un piatto, lo mangerò e poi ti benedirò alla presenza del Signore prima di morire”. Ora, figlio mio, da’ retta a quel che ti ordino. Va’ subito al gregge e prendimi di là due bei capretti; io preparerò un piatto per tuo padre, secondo il suo gusto. Così tu lo porterai a tuo padre, che ne mangerà, perché ti benedica prima di morire». Rispose Giacobbe a Rebecca, sua madre: «Sai bene che mio fratello Esaù è peloso, mentre io ho la pelle liscia. Forse mio padre mi toccherà e si accorgerà che mi prendo gioco di lui e attirerò sopra di me una maledizione invece di una benedizione». Ma sua madre gli disse: «Ricada pure su di me la tua maledizione, figlio mio! Tu dammi retta e va’ a prendermi i capretti». Allora egli andò a prenderli e li portò alla madre, così la madre ne fece un piatto secondo il gusto di suo padre. Rebecca prese i vestiti più belli del figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe; con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo. Poi mise in mano a suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato.
Così egli venne dal padre e disse: «Padre mio». Rispose: «Eccomi; chi sei tu, figlio mio?». Giacobbe rispose al padre: «Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Àlzati, dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica». Isacco disse al figlio: «Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!». Rispose: «Il Signore tuo Dio me l’ha fatta capitare davanti». Ma Isacco gli disse: «Avvicìnati e lascia che ti tocchi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no». Giacobbe si avvicinò a Isacco suo padre, il quale lo toccò e disse: «La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù». Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e lo benedisse. Gli disse ancora: «Tu sei proprio il mio figlio Esaù?». Rispose: «Lo sono». Allora disse: «Servimi, perché possa mangiare della selvaggina di mio figlio, e ti benedica». Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve. Poi suo padre Isacco gli disse: «Avvicìnati e baciami, figlio mio!». Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l’odore degli abiti di lui e lo benedisse: / «Ecco, l’odore del mio figlio / come l’odore di un campo / che il Signore ha benedetto. / Dio ti conceda rugiada dal cielo, / terre grasse, frumento / e mosto in abbondanza. / Popoli ti servano / e genti si prostrino davanti a te. / Sii il signore dei tuoi fratelli / e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. / Chi ti maledice sia maledetto / e chi ti benedice sia benedetto!».
SALMO
Sal 118 (119), 97-104
® La tua fedeltà, Signore, dura per ogni generazione.
Quanto amo la tua legge!
La medito tutto il giorno.
Il tuo comando mi fa più saggio dei miei nemici,
perché esso è sempre con me. ®
Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
Ho più intelligenza degli anziani,
perché custodisco i tuoi precetti. ®
Tengo lontani i miei piedi da ogni cattivo sentiero,
per osservare la tua parola.
Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu a istruirmi. ®
Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse,
più del miele per la mia bocca.
I tuoi precetti mi danno intelligenza,
perciò odio ogni falso sentiero. ®
PROVERBI
Lettura del libro dei Proverbi 23, 15-24
Figlio mio, / se il tuo cuore sarà saggio, / anche il mio sarà colmo di gioia. / Esulterò dentro di me, / quando le tue labbra diranno parole rette. / Non invidiare in cuor tuo i peccatori, / ma resta sempre nel timore del Signore, / perché così avrai un avvenire / e la tua speranza non sarà stroncata. / Ascolta, figlio mio, e sii saggio / e indirizza il tuo cuore sulla via retta. / Non essere fra quelli che s’inebriano di vino / né fra coloro che sono ingordi di carne, / perché l’ubriacone e l’ingordo impoveriranno / e di stracci li rivestirà la sonnolenza. / Ascolta tuo padre che ti ha generato, / non disprezzare tua madre quando è vecchia. / Acquista la verità e non rivenderla, / la sapienza, l’educazione e la prudenza. / Il padre del giusto gioirà pienamente, / e chi ha generato un saggio se ne compiacerà.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 7, 6-12
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».
La vicenda di Giacobbe che riceve la benedizione della primogenitura grazie ad uno stratagemma suggerito dalla madre Rebecca ci ricorda che anche le vicende meno “lineari” fanno parte della storia sacra che ha portato Gesù al mondo riconosciuto come Messia e Salvatore. In particolare dalla vicenda dei patriarchi riconosciamo da una parte la loro grande fede, a volte condizionata dagli inevitabili limiti umani, e dall’altra il desiderio di far parte di questa storia che cammina con il Signore, come ha dimostrato Giacobbe.
Il brano del libro dei Proverbi ci ricorda come sapienza, verità, giustizia, prudenza… siano tutti doni da coltivare che nascono dall’ascolto dei padri e dal rispetto loro dovuto. Proprio così poi le generazioni precedenti gioiranno di quelle successive, se avranno ascoltato e praticato tali virtù, frutto dell’ascolto e dell’obbedienza.
Gesù nel Vangelo, continuando il suo discorso dopo aver parlato della correzione fraterna e del metro di giudizio, affronta il “nodo” della preghiera e del rapporto con il Padre: solamente la piena fiducia in Lui, riconosciuto come il vero buono, può portare a chiedere ed ottenere perché tale ottenimento è frutto della comunione con Lui.
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