La Parola che conta: Mercoledì 26 dicembre 2018, Santo Stefano protomartire (rito ambrosiano)
SANTO STEFANO PRIMO MARTIRE – Festa
II giorno dell’ottava di Natale
Lettura
Lettura degli Atti degli Apostoli 6, 8 – 7, 2a; 7, 51 – 8, 4
In quei giorni. Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio. Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo santo e contro la Legge. Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato».
E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.
Disse allora il sommo sacerdote: «Le cose stanno proprio così?». Stefano rispose:
«Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete diventati traditori e uccisori, voi che avete ricevuto la Legge mediante ordini dati dagli angeli e non l’avete osservata».
All’udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano.
Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì. Saulo approvava la sua uccisione.
In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme; tutti, ad eccezione degli apostoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria. Uomini pii seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Saulo intanto cercava di distruggere la Chiesa: entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li faceva mettere in carcere.
Quelli però che si erano dispersi andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola.
Salmo
Sal 30 (31)
® Signore Gesù, accogli il mio spirito.
Tendi a me il tuo orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva. ®
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Tu hai in odio chi serve idoli falsi,
io invece confido nel Signore.
Esulterò e gioirò per la tua grazia. ®
Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini. ®
Epistola
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 3, 16 – 4, 8
Carissimo, tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.
Io infatti sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Matteo 17, 24-27
In quel tempo. Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».
[La precedente lettura può essere sostituita con il seguente testo:
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 15, 18-22
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato». ]
Il lungo racconto del martirio di Stefano racchiude alcuni elementi utili alla nostra riflessione e alla nostra fede. Anzitutto Stefano, come promesso dallo stesso Gesù, non prepara la sua difesa ma si affida completamente alla sapienza: così i suoi avversari non riescono a ribattere e, per “farlo fuori” ricorrono a un rimedio antico e sempre efficace, cioè le calunnie (suo tempio e sulle leggi). Stefano inoltre muore con lo stesso atteggiamento e quasi le stesse parole di Gesù: in lui il Maestro ha plasmato una vita di fede simile alla sua. Infine si attesta che questa uccisione era approvata da Saulo che, inarrestabile, avrebbe continuato a perseguitare i cristiani che, nel frattempo, si sono dispersi senza abbandonare l’annuncio del Vangelo.
Il brano di Paolo, invece, è il suo testamento spirituale, affidato al prediletto discepolo Timoteo nella seconda lettera indirizzata a lui. L’apostolo delle genti, “pescato dalla grazia” che gli ha affidato il compito di testimoniare la sua conversione radicale, manifesta con parole forti e vibranti (“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede“) che questo dono (la fede in Gesù) implica una buona battaglia, il sacrificio della vita stessa e, insieme, la vigilanza su di sé per testimoniare Gesù e non mettere al centro se stessi.
Sono proposti due Vangeli. Il primo narra della tassa del tempio e dell’adempimento, grazie al miracolo della pesca del pesce con in bocca la moneta d’argento, fatto per Gesù e per Pietro: l’accostamento probabilmente è dovuto proprio al ragionamento di Gesù sulla tassa pagata dagli estranei e non dai figli (riferimento al regno di Dio che abita il tempio e al suo essere riconosciuto come Figlio di Dio). Il secondo è un brano del “testamento di Gesù” che parla della persecuzione dei suoi discepoli a causa del suo nome: solamente un cuore disponibile all’ascolto della verità, di Gesù stesso porta alla sua accoglienza e alla messa in discussione di quelle certezze che, portate avanti con pertinacia e violenza, sfociano nella violenza contro chi crede diversamente.
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