Omelia nella X Domenica dopo Pentecoste (B, rito ambrosiano) 29/7/18

DOMENICA X DOPO PENTECOSTE

 

LETTURA
Lettura del primo libro dei Re 7, 51 – 8, 14
In quei giorni. Fu terminato tutto il lavoro che il re Salomone aveva fatto per il tempio del Signore. Salomone fece portare le offerte consacrate da Davide, suo padre, cioè l’argento, l’oro e gli utensili; le depositò nei tesori del tempio del Signore.
Salomone allora convocò presso di sé in assemblea a Gerusalemme gli anziani d’Israele, tutti i capitribù, i prìncipi dei casati degli Israeliti, per fare salire l’arca dell’alleanza del Signore dalla Città di Davide, cioè da Sion. Si radunarono presso il re Salomone tutti gli Israeliti nel mese di Etanìm, cioè il settimo mese, durante la festa. Quando furono giunti tutti gli anziani d’Israele, i sacerdoti sollevarono l’arca e fecero salire l’arca del Signore, con la tenda del convegno e con tutti gli oggetti sacri che erano nella tenda; li facevano salire i sacerdoti e i leviti. Il re Salomone e tutta la comunità d’Israele, convenuta presso di lui, immolavano davanti all’arca pecore e giovenchi, che non si potevano contare né si potevano calcolare per la quantità. I sacerdoti introdussero l’arca dell’alleanza del Signore al suo posto nel sacrario del tempio, nel Santo dei Santi, sotto le ali dei cherubini. Difatti i cherubini stendevano le ali sul luogo dell’arca; i cherubini, cioè, proteggevano l’arca e le sue stanghe dall’alto. Le stanghe sporgevano e le punte delle stanghe si vedevano dal Santo di fronte al sacrario, ma non si vedevano di fuori. Vi sono ancora oggi. Nell’arca non c’era nulla se non le due tavole di pietra, che vi aveva deposto Mosè sull’Oreb, dove il Signore aveva concluso l’alleanza con gli Israeliti quando uscirono dalla terra d’Egitto.
Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nube riempì il tempio del Signore, e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio del Signore. Allora Salomone disse:
«Il Signore ha deciso di abitare nella nube oscura. / Ho voluto costruirti una casa eccelsa, / un luogo per la tua dimora in eterno».
Il re si voltò e benedisse tutta l’assemblea d’Israele, mentre tutta l’assemblea d’Israele stava in piedi.

 

SALMO
Sal 28 (29)
®   Mostrati a noi, Signore, nella tua santa dimora.
Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo. ®
La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza.
La voce del Signore saetta fiamme di fuoco.
Nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!». ®
Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre.
Il Signore darà potenza al suo popolo,
il Signore benedirà il suo popolo con la pace. ®

 

EPISTOLA
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 6, 14 – 7, 1
Fratelli, non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti. Quale rapporto infatti può esservi fra giustizia e iniquità, o quale comunione fra luce e tenebre? Quale intesa fra Cristo e Bèliar, o quale collaborazione fra credente e non credente? Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto:
«Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò / e sarò il loro Dio, / ed essi saranno il mio popolo. / Perciò uscite di mezzo a loro / e separatevi, dice il Signore, / non toccate nulla d’impuro. / E io vi accoglierò / e sarò per voi un padre / e voi sarete per me figli e figlie, / dice il Signore onnipotente».
In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione, nel timore di Dio.

 

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 21, 12-16
In quel tempo. Il Signore Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «Sta scritto: / “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”. / Voi invece ne fate un covo di ladri».
Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: / “Dalla bocca di bambini e di lattanti / hai tratto per te una lode”?».

 

Attraverso la nube che prende dimora nel tempio, desiderato da Davide e costruito da Salomone, Dio rende visibile la sua presenza nel luogo sacro per eccellenza del popolo l’Israele. Lungo i secoli questo luogo diventa talmente importante che assume il ruolo unico in tutto Israele del culto e della preghiera: solo qui si può pregare, adorare, sacrificare al Dio altissimo; solo qui si ha la certezza di incontrarLo attraverso la preghiera e la missione dei leviti e sei sacerdoti; solo qui è custodita l’Arca di Dio e le Tavole della Legge, l’oggetto più sacro di tutti. Ma tutto questo diviene un “problema” perché il popolo, con il passare del tempo, non confida più in chi abita il tempio, ma confida unicamente nel tempio stesso, quasi fosse un talismano, un portafortuna, un oggetto sacro: così, però si va incontro alla mancanza di fede in Dio e così si va incontro alla distruzione del tempio per ben due volte, l’ultima in maniera definitiva. Ciò che rimane, oggi, di quel tempio è il “Muro del Pianto”, unica costruzione rimasta in piedi presso la quale gli Ebrei vanno a pregare.

Lo stesso Gesù, ripreso dall’apostolo Paolo, ci ricorda che il vero tempio non è quello in pietre ed elementi preziosi: “Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente”. Ecco, dunque, che la vera rivoluzione è accorgerci come lo Spirito di Gesù risorto trasformi ciascuno di noi in pietra viva della sua Chiesa, presenza misteriosa e reale qui ed ora nel mondo. La stessa scrittura annunciava un Dio che avrebbe abitato e camminato in mezzo al suo popolo: più di questo essere nei credenti davvero cosa potremmo desiderare e sperare? Per questo l’Apostolo ci raccomanda una vita che sia pura, pronta ad eliminare ogni macchia del peccato, pronta ad eliminare ogni possibilità di lasciare insinuare in Nemico e le sue false certezze.

Per questo la nostra frequenza della Chiesa, del nostro tempio di pietra, della nostra parrocchia (cioè “chiesa tra le case”) ci permette di verificare in quale Dio noi crediamo e a quale Dio noi ci affidiamo: al Dio di Gesù Cristo, non ad altro! Perché è facile, anzi comodo dire: “io credo, ma senza la Chiesa!”; ma è rischioso perché così mi costruisco una falsa immagine (comoda, appunto) di Dio, da tenere in tasca, pronto per “soddisfare” i miei bisogni religiosi e di senso… ma questo non mi salva, non mi posso affidare! Di più ancora: nel mio tempio, nel nostro tempio noi non sono incontriamo Gesù, figlio di Dio, la gli chiediamo di purificarci e di salvarci, di guarirci… proprio come Lui stesso ha fatto entrando nella sua casa, nel suo tempio, come descritto dal Vangelo. Infine, solo se coltiviamo con umiltà il riconoscere, proprio come fanciulli, Gesù come messia e figlio di Davide, noi possiamo aprire gli occhi e gustare la vera fraternità, quella fraternità fatta di amicizia cristiana, amicizia nella fede, capace di interessarci gli uni agli altri perché ci stiamo a cuore.

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