Omelia nella VIII Domenica dopo Pentecoste (B, rito ambrosiano) 15/7/2018

VIII Domenica dopo Pentecoste

 

LETTURA
Lettura del libro dei Giudici 2, 6-17

In quei giorni. Quando Giosuè ebbe congedato il popolo, gli Israeliti se ne andarono, ciascuno nella sua eredità, a prendere in possesso la terra. Il popolo servì il Signore durante tutta la vita di Giosuè e degli anziani che sopravvissero a Giosuè e che avevano visto tutte le grandi opere che il Signore aveva fatto in favore d’Israele. Poi Giosuè, figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni e fu sepolto nel territorio della sua eredità, a Timnat-Cheres, sulle montagne di Èfraim, a settentrione del monte Gaas. Anche tutta quella generazione fu riunita ai suoi padri; dopo di essa ne sorse un’altra, che non aveva conosciuto il Signore, né l’opera che aveva compiuto in favore d’Israele. Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal; abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dalla terra d’Egitto, e seguirono altri dèi tra quelli dei popoli circostanti: si prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore, abbandonarono il Signore e servirono Baal e le Astarti. Allora si accese l’ira del Signore contro Israele e li mise in mano a predatori che li depredarono; li vendette ai nemici che stavano loro intorno, ed essi non potevano più tener testa ai nemici. In tutte le loro spedizioni la mano del Signore era per il male, contro di loro, come il Signore aveva detto, come il Signore aveva loro giurato: furono ridotti all’estremo. Allora il Signore fece sorgere dei giudici, che li salvavano dalle mani di quelli che li depredavano. Ma neppure ai loro giudici davano ascolto, anzi si prostituivano ad altri dèi e si prostravano davanti a loro. Abbandonarono ben presto la via seguita dai loro padri, i quali avevano obbedito ai comandi del Signore: essi non fecero così.

 

SALMO
Sal 105 (106)

   ® Ricòrdati, Signore, del tuo popolo e perdona.

I figli d’Israele si mescolarono con le genti
e impararono ad agire come loro.
Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello. ®

Si contaminarono con le loro opere,
si prostituirono con le loro azioni.
L’ira del Signore si accese contro il suo popolo
ed egli ebbe in orrore la sua eredità. ®

Molte volte li aveva liberati,
eppure si ostinarono nei loro progetti
e furono abbattuti per le loro colpe;
ma egli vide la loro angustia,
quando udì il loro grido. ®

 

EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 2, 1-2. 4-12

Voi stessi, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata inutile. Ma, dopo avere sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte.
Come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. Mai infatti abbiamo usato parole di adulazione, come sapete, né abbiamo avuto intenzioni di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo. Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio. Voi siete testimoni, e lo è anche Dio, che il nostro comportamento verso di voi, che credete, è stato santo, giusto e irreprensibile. Sapete pure che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.

 

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Marco 10, 35-45

In quel tempo. Si avvicinarono al Signore Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

 

Ci sono pagine della Bibbia che sembrano interpretare il tempo presente: la lettura del libro dei Giudici sembra proprio una di queste. “Abbandonarono ben presto la via seguita dai loro padri, i quali avevano obbedito ai comandi del Signore: essi non fecero così“: quante volte genitori, nonni, zii… confidano che figli, nipoti… sembrano aver abbandonato una pratica religiosa insegnata fin da bambini, sembrano aver “perso la fede”! Le vie si dividono, le scelte di si differenziano e tutto cade nell’individualismo, quasi come se ci fosse una “reazione allergica” a certe forme esteriori di manifestazione della propria religiosità. Ma qui non parliamo semplicemente di religiosità o di pratica religiosa: parliamo del dono spirituale della Fede, quella Fede che ci ha resi per sempre figli amati di Dio con il battesimo e che continua ad essere presente, quasi come la “bella addormentata”, in ciascuno uomo e in ciascuna donna. Questo risveglio della fede avviene in tempi misteriosi e in momenti impensabili: è la paziente attesa del padre che attende agli angoli della vita delle persone di incrociarli e di poterli accogliere, di nuovo, sotto il suo sguardo.

La Fede, poi, ci ricorda Paolo essere credere al vangelo, credere a Gesù figlio di Dio e alla sua Parola che insegna e che salva: “Come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori“. Come possiamo verificare che la nostra Fede, il nostro credere a Gesù e credere in Gesù è “genuino”? Solamente se facciamo come Paolo, come gli apostoli e i discepoli: cercando di piacere a Dio e non agli uomini, guardando in noi stessi senza aver paura della “messe alla prova” della Fede perché è Dio stesso che prova i nostri cuori per trovarli degni di affidarci il Vangelo.

Ma c’è ancora di più! La Fede è genuina, la fede in Gesù Cristo figlio di Dio, quando si mette all’opera e si piega a servire. il Maestro parola chiaro di fronte alla richiesta di Giacomo e Giovanni: certo, loro come noi possiamo bere il calice della passione (la passione della nostra vita, i momenti più delicati e forse più dolorosi, proprio come Gesù nel Getsemani); certo, loro come noi siamo battezzati come Gesù avendo ricevuto lo Spirito che si attiva in noi mediante l’invocazione e la fiducia stessa nella sua opera di salvezza e di ispirazione. Ma quello che conta davvero è mettersi all’opera e servire: “Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti“. L’arte del “piegar la schiena” come Gesù nella lavanda dei piedi, l’arte di allargare le braccia come Gesù sulla croce, l’arte di prendersi cura… tutto questo, suscitato dalla fede, permette di operare nella carità e accende la speranza, molte volte spenta, là dove il Signore desidera che ci spendiamo.

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