Omelia nella VII Domenica dopo Pentecoste (B, rito ambrosiano) 8/7/18
VII DOMENICA DOPO PENTECOSTE
LETTURA
Lettura del libro di Giosuè 10, 6-15
In quei giorni. Gli uomini di Gàbaon inviarono questa richiesta a Giosuè, all’accampamento di Gàlgala: «Da’ una mano ai tuoi servi! Vieni presto da noi a salvarci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano le montagne».
Allora Giosuè salì da Gàlgala con tutto l’esercito e i prodi guerrieri, e il Signore gli disse: «Non aver paura di loro, perché li consegno in mano tua: nessuno di loro resisterà davanti a te».
Giosuè piombò su di loro all’improvviso, avendo marciato tutta la notte da Gàlgala. Il Signore li disperse davanti a Israele e inflisse loro una grande sconfitta a Gàbaon, li inseguì sulla via della salita di Bet-Oron e li batté fino ad Azekà e a Makkedà. Mentre essi fuggivano dinanzi a Israele ed erano alla discesa di Bet-Oron, il Signore lanciò dal cielo su di loro come grosse pietre fino ad Azekà e molti morirono. Morirono per le pietre della grandine più di quanti ne avessero uccisi gli Israeliti con la spada.
Quando il Signore consegnò gli Amorrei in mano agli Israeliti, Giosuè parlò al Signore e disse alla presenza d’Israele: / «Férmati, sole, su Gàbaon, / luna, sulla valle di Àialon». / Si fermò il sole / e la luna rimase immobile / finché il popolo non si vendicò dei nemici.
Non è forse scritto nel libro del Giusto? Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non corse al tramonto un giorno intero. Né prima né poi vi fu giorno come quello, in cui il Signore ascoltò la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele. Giosuè e tutto Israele ritornarono verso l’accampamento di Gàlgala.
SALMO
Sal 19 (20)
® Il Signore dà vittoria al suo consacrato.
Ti risponda il Signore nel giorno dell’angoscia,
ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.
Ti mandi l’aiuto dal suo santuario
e dall’alto di Sion ti sostenga. ®
Ti conceda ciò che il tuo cuore desidera,
adempia ogni tuo progetto.
Esulteremo per la tua vittoria,
nel nome del nostro Dio alzeremo i nostri vessilli:
adempia il Signore tutte le tue richieste. ®
Ora so che il Signore
dà vittoria al suo consacrato,
gli risponde dal suo cielo santo
con la forza vittoriosa della sua destra. ®
Chi fa affidamento sui carri, chi sui cavalli:
noi invochiamo il nome del Signore, nostro Dio.
Quelli si piegano e cadono,
ma noi restiamo in piedi e siamo saldi. ®
EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8, 31b-39
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: «Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello».
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 16, 33 – 17, 3
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo».
Giosuè prende in eredità da Mosè la responsabilità di condurre il popolo come guida alla conquista della terra promessa: così l’affermazione dell’identità del popolo come popolo di Dio passa attraverso i segni di potenza mostrati da Dio stesso, come quello descritto dal testo odierno, il sole e la luna che si fermano. Ovviamente questa parte della storia d’Israele e questo racconto di fede sono da leggersi nel contesto del tempo e poi alla luce del Vangelo: la rivelazione piena di Dio attraverso Gesù ci permette di guardare a Dio con fiducia piena non tanto per i segni prodigiosi che ha compiuto o che compierà, quanto per la certezza che sia Lui il vero conduttore che misteriosamente volge la storia a una storia di bene.
Tutto questo è confermato dalla lettera di Paolo ai Romani. Le due domande sono centrali: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”; un Dio a favore dell’uomo, che crede nell’uomo e nell’umanità è un antidoto preziosissimo alla superbia e alla “boria del niente” che molte volte prende ciascuno di noi, pensando di essere centro dell’universo o solamente della nostra vita. “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” è la seconda domanda: se niente ci potrà separare, dovremmo chiederci ogni tanto dova siamo noi rispetto al suo amore, un amore che è sempre con le bracci allargate pronto ad accoglierci, a proteggerci, a perdonarci, a salvarci.
Come possiamo allora capire che stiamo vivendo in comunione con il Suo Amore? Il Vangelo ci da una risposta chiara, proprio nella prima sua frase: “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”. Fede è credere e affidarsi a questo Amore, un amore che si dona e che dona una pace interiore che non è frutto di arte, ma di affidamento vero e totale, un affidamento che arriva quando meno ce lo aspettiamo, anche nel momento più tribolato della nostra vita. Questa pace che Gesù dona è il “sintomo” più importante che la nostra fede è autentica, cioè non costruita solamente sui nostri sforzi, ma affidata alla grazia di Dio e nutrita dai sacramenti e dalla carità.
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