Omelia nella III Domenica dopo Pentecoste (B, rito ambrosiano) 10/06/2018
III DOMENICA DOPO PENTECOSTE
LETTURA
Lettura del libro della Genesi 2, 18-25
In quei giorni. Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta / è osso dalle mie ossa, / carne dalla mia carne. / La si chiamerà donna, / perché dall’uomo è stata tolta».
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.
Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna.
SALMO
Sal 8
® Mirabile è il tuo nome, Signore, su tutta la terra.
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
con la bocca di bambini e di lattanti:
per ridurre al silenzio nemici e ribelli. ®
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi? ®
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna. ®
EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 21-33
Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Così anche voi: ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Marco 10, 1-12
In quel tempo. Partito di là, il Signore Gesù venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione “li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola”. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
All’inizio del sup Pontificato San Giovanni Paolo Il fecs un ciclo di catechesi a commento del libro della Genesi raccolte poi e intitolate “Catechesi sull’amore umano”. Potremmo prendere a prestito questo titolo per trovare il filo rosso che lega insieme le letture di questa domenica.
Anzitutto il brano della Genesi ci parla della creazione di ciò che è di aiuto e di simile all’uomo: Dobbiamo intendere così dunque ogni rapporto veramente umano, fatto di aiuto reciproco e di corrispondenza, aiuto e corrispondenza che si fondano sul progetto originario di Dio Creatore di un unione fino a diventare una sola carne tra uomo e donna. L’amore umano, potremmo dire, è quello che si scopre legato intimamente in una relazione reciproca di aiuto e corrispondenza.
Ma Paolo ci ricorda con quale caratteristica e qualità deve essere vissuto questo aiuto e questa corrispondenza: Bisogna guardare a Gesù per imparare al “come” si è di aiuto e in corrispondenza. Solamente guardando alla vita reale con Gesù, al suo rapporto prima di tutto con il Padre e poi con ogni persona chiamata, incontrata… possiamo scorgere quel “patto nuziale” con l’umanità per il quale l’amore di Gesù si è totalmente consacrato al servizio dell’uomo in ogni condizione e di ogni provenienza. Così anche il matrimonio cristiano, che testimonia che cos’è l’amore umano nel progetto originario del Creatore, diventa segno visibile di quella grazia invisibile che è l’amore della Trinità e tende sempre ad aiutare e corrispondere.
Infine Gesù ricorda come questo patto, questa alleanza che è testimoniata da rapporto uomo/donna e dice il suo rapporto sponsale con l’umanità intera (e con ciascuno di noi, in modo spirituale) e che va custodito senza tentennamenti perché è sostenuto senza misure e senza riserve dal Padre stesso: così capiamo che queste parole di Gesù non sono giudizio e condanna rispetto al fallimento, ma sottolineano la serietà di questo amore umano che trova forza nella perseveranza e nella testimonianza fuori di sè, in Lui.
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