Omelia della III Domenica di Pasqua (A, rito ambrosiano) 15/4/18

III DOMENICA DI PASQUA

LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 16, 22-34
In quei giorni. La folla insorse contro Paolo e Sila e i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e, dopo averli caricati di colpi, li gettarono in carcere e ordinarono al carceriere di fare buona guardia. Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella parte più interna del carcere e assicurò i loro piedi ai ceppi.
Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i prigionieri stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito si aprirono tutte le porte e caddero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e, vedendo aperte le porte del carcere, tirò fuori la spada e stava per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quello allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando cadde ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che cosa devo fare per essere salvato?». Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». E proclamarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese con sé, a quell’ora della notte, ne lavò le piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.

SALMO
Sal 97 (98)
®  Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
oppure
®  Alleluia, alleluia, alleluia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. ®
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. ®
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 1, 24-29
Fratelli, io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 14, 1-11a
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me».

Come nel caso del carceriere del racconto degli Atti ci vuole un “terremoto” per scuotere la nostra vita, per scuotere la nostra fede. Ci vuole un terremoto, accompagnato però da chi ci raccoglie in quel momento di prova e di sconforto: Paolo e Sila diventano così strumenti privilegiati per quest’uomo e per i suoi perché possa riconoscere il dono della fede messo a disposizione da Dio. Anche a noi dunque è dato di non disperare nei terremoti della nostra esistenza: guardiamoci attorno, guardiamoci dentro per scoprire e riscoprire che Dio non abbandona chi confida in Lui.

Paolo ai Colossesi ci invita a riflettere, in base alla sua esperienza, sulle nostre esperienze di prova e di sofferenza. Mentre ip peccato è qualcosa che ci mettiamo, più o meno coscientemente, la sofferenza non la andiamo a cercare: arriva misteriosamente a toccare la nostra vita. Paolo ci invita a guardare al volto crocifisso di Gesù, a considerare la prova come completamento dei patimenti di Cristo. Santa Teresa di Calcutta ha dato disposizione che nelle cappelle delle sue suore sia presente un Crocifisso con una scritta ben visibile: “Ho sete”. Il Padre, il Figlio e lo Spirito hanno sete della nostra vita, della nostra fede e anche di ciò che non va in noi: Solo loro, solo la Trinità è in grado di raccoglierci e di dissertare la nostra sete di amore, sete di senso della vita…

Gesù è la via e la porta per accedere sempre al Padre: Questa è la sua missione, quella di condurre al Padre, di farlo conoscere attraverso la sua vita, la sua parola, la sua opera. Gesù non è venuto per guarire tutti i malati, per portare la prosperità, per portare la stabilità politica ed economica… È venuto per ricordarci che viviamo il preludio di una vita senza fine, è venuto per ricordarci di vivere andando in profondo, è venuto per scuoterci e ridestarci alla nostra vocazione fondamentale, a metterci nel cuore la sete del suo amore, la sete d’infinito.

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