Omelia della II Domenica dopo l’Epifania (B) 14/1/18 (rito ambrosiano)

II DOMENICA DOPO L’EPIFANIA

Lettura
Lettura del profeta Isaia 25, 6-10a

In quei giorni. Isaia disse: «Preparerà il Signore degli eserciti / per tutti i popoli, su questo monte, / un banchetto di grasse vivande, / un banchetto di vini eccellenti, / di cibi succulenti, di vini raffinati. / Egli strapperà su questo monte / il velo che copriva la faccia di tutti i popoli / e la coltre distesa su tutte le nazioni. / Eliminerà la morte per sempre. / Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, / l’ignominia del suo popolo / farà scomparire da tutta la terra, / poiché il Signore ha parlato. / E si dirà in quel giorno: “Ecco il nostro Dio; / in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. / Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; / rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, / poiché la mano del Signore si poserà su questo monte”».

Salmo
Sal 71 (72)

® Benedetto il Signore, Dio d’Israele, egli solo compie meraviglie.

Il Signore libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri. ®

Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato. ®

Benedetto il Signore, Dio d’Israele:
egli solo compie meraviglie.
E benedetto il suo nome glorioso per sempre:
della sua gloria sia piena tutta la terra. ®

Epistola
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 2, 1-10a

Fratelli, voglio che sappiate quale dura lotta devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti quelli che non mi hanno mai visto di persona, perché i loro cuori vengano consolati. E così, intimamente uniti nell’amore, essi siano arricchiti di una piena intelligenza per conoscere il mistero di Dio, che è Cristo: in lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza. Dico questo perché nessuno vi inganni con argomenti seducenti: infatti, anche se sono lontano con il corpo, sono però tra voi con lo spirito e gioisco vedendo la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo.
Come dunque avete accolto Cristo Gesù, il Signore, in lui camminate, radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie. Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.
È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui.

Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 2, 1-11

In quel tempo. Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

In questo tempo dopo l’Epifania la liturgia ambrosiana ci riporta al nocciolo della nostra fede, cioè alle manifestazione di Gesù nella sua missione di rivelazione del Padre: questo lo possiamo comprendere a partire dalla lettera paolina ai Colossesi nella quale leggiamo: “Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo”. Dunque, chi è Gesù che ci rivela il Padre a partire dall’Antico e poi arrivando al Nuono testamento?

Isaia parla di tempi nuovi, tempi di comunione e tempi di condivisione, tempi nei quali morte, lacrime, problemi… non ci saranno più, o almeno non saranno così pesanti da non poter essere portati, insieme, sulle spalle. È tutto questo in un clima di banchetto, di condivisione e di festa: “Preparerà il Signore degli eserciti / per tutti i popoli, su questo monte, / un banchetto di grasse vivande, / un banchetto di vini eccellenti, / di cibi succulenti, di vini raffinati”. Una fede così, con questa prospettiva già annunciata nell’antichità, nei tempi dell’attesa della venuta del Messia ci porta subito a considerare il Vangelo.

Già, perchè Giovanni riporta il primo miracolo di Gesù, la prima manifestazione pubblica del suo “potere”. E quale miracolo? E in quale contesto? Anzitutto il contesto. Siamo in una festa di nozze, un matrimonio: da sempre il Padre ha concepito la sua relazione con l’umanità, con ciascuna persona che compone l’umanità come un legale d’amore basato sulla fedeltà, proprio come un matrimonio nel quale Lui stesso è il vero fedele, il perseverante, colui che paga di persona (e di famiglia) questa fedeltà. Dunque credo sia importante la questione che Gesù si rivela proprio in una festa di nozze: con molta probabilità questa non è solo una coincidenza. E poi, il miracolo. Gesù trasforma qualcosa come circa 700 litri di acqua in vino buonissimo, senza lasciare che la festa finisca, rovinandola inesorabilmente. Possiamo vedere in questo segno incredibile la grazia infinita che sovrabbonda dal cuore di Dio e che il Figlio ci rende vicino: quante tragedie, quante morti, quanti problemi potremmo vedere con un occhio diverso grazie all’inondazione di questo “vino della grazia” che ci permette di non sentirci mai più soli, di non cedere ma più alla disperazione, di sentire che la fede è un sentirsi presi per mano, quella mano sicura che è Gesù e che non ci abbandona, facendoci gustare la fraternità e la certezza di esserci, sempre.

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