Omelia del Natale del Signore, Messa nella notte (rito ambrosiano), 25 dicembre 2017
Natale del Signore – Solennità del Signore con ottava
Messa nella notte
Lettura
Lettura del profeta Isaia 2, 1-5
Alla fine dei giorni, / il monte del tempio del Signore / sarà saldo sulla cima dei monti / e s’innalzerà sopra i colli, / e ad esso affluiranno tutte le genti. / Verranno molti popoli e diranno: / «Venite, saliamo sul monte del Signore, / al tempio del Dio di Giacobbe, / perché ci insegni le sue vie / e possiamo camminare per i suoi sentieri». / Poiché da Sion uscirà la legge / e da Gerusalemme la parola del Signore. / Egli sarà giudice fra le genti / e arbitro fra molti popoli. / Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, / delle loro lance faranno falci; / una nazione non alzerà più la spada / contro un’altra nazione, / non impareranno più l’arte della guerra. / Casa di Giacobbe, venite, / camminiamo nella luce del Signore.
Salmo
Sal 2
® Oggi la luce risplende su di noi.
Voglio annunciare il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.
Chiedimi e ti darò in eredità le genti
e in tuo dominio le terre più lontane». ®
E ora siate saggi, o sovrani,
lasciatevi correggere, o giudici della terra;
servite il Signore con timore
e rallegratevi con tremore. ®
«Io stesso ho stabilito il mio sovrano
sul Sion, mia santa montagna».
Beato chi in lui si rifugia. ®
Epistola
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 4, 4-6
Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!».
Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 1, 9-14
In quel tempo. / Veniva nel mondo la luce vera, / quella che illumina ogni uomo. / Era nel mondo / e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; / eppure il mondo non lo ha riconosciuto. / Venne fra i suoi, / e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto / ha dato potere di diventare figli di Dio: / a quelli che credono nel suo nome, / i quali, non da sangue / né da volere di carne / né da volere di uomo, / ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi; / e noi abbiamo contemplato la sua gloria, / gloria come del Figlio unigenito / che viene dal Padre, / pieno di grazia e di verità.
Questa notte è resa santa da una Presenza che è luce speciale. Non è luce artificiale, frutto di tecnologia e di qualche artificio umano. Non è nemmeno frutto di equilibri cosmici e naturali. E’ una luce divina che splende nelle tenebre, ma non nelle tenebre della notte, ma nelle tenebre e negli abissi del cuore umano, quegli abissi ai quali a volte ci abituiamo a frequentare troppo spesso.
Questa luce divina convoca e indica un luogo di ritrovo, proprio come detto dal profeta Isaia: è il monte del tempio del Signore, luogo sacro di incontro nel quale veniamo istruiti non solamente in materia spirituale, ma per vivere tra di noi secondo legge, diritto, e giustizia. E questo tempo, questa convocazione profetica ha un effetto: porta la pace, quella che distrugge definitivamente le armi e le trasforma in strumento di lavoro per la sussistenza propria e del prossimo. Camminare nella luce del Signore significa dunque rinnovare dal profondo la nostra vita perché possa mostrarsi solidale, pacificatrice, pronta a vincere il male con il bene, a deporre quelle “asce di guerra” che molte volte sono pronte a mettersi in moto alla porta del nostro cuore.
Questa luce divina ci rende un’unica famiglia umana, quella civiltà dell’amore che già il beato Paolo VI sognava per l’avvenire della Chiesa negli anni stupendi e insieme tremendi del Concilio e del post Concilio. Ma questa realtà che è profondamente spirituale, questo legame fraterno tra di noi tutti rimane come dice l’apostolo Paolo solamente adottivo se non fa nascere dentro di noi il grido, la preghiera dell’Abbà, la preghiera del Padre nostro. Pregare insieme il Padre nostro deve farci nascere in cuore una profonda nostalgia di fraternità vera, sincera, pronta al perdono e ricca di quella misericordia che è vera carità, quella carità che tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
Questa luce divina fatica a trovare spazio dentro di noi quando lasciamo che il mondo, con tutti i suoi giochi e tutte le sue “malìe”, confonda la nostra vita e metta al primo posto noi stessi con superficialità, arroganza, supponenza, superbia. A noi, però, è dato questo “castigo”: il castigo di vedere in Gesù che nasce bambino la vera potenza di Dio che è tenerezza e misericordia. E questo ci spiazza, ci sconvolge: perché sta a noi arrenderci a questa “rivoluzione della tenerezza”, tanto invocata da papa Francesco, ed accedere a quel potere di diventare figli di Dio non solo adottivi, ma realmente, in carne ed ossa, in spirito e verità, proprio come Gesù vero uomo e vero Dio. Solo così potremo essere portatori di questa nuova luce, solo così potremo lasciare che Dio ci faccia “rinascere dall’alto” (proprio come dirà lo stesso Gesù, ormai maturo, a Nicodemo), solo così potremo dire e vivere realmente l’essere tra noi fratelli.
Lascia un commento