Omelia della I Domenica di Quaresima 5 marzo 2017 A rito ambrosiano
5.03.2017 – DOMENICA ALL’INIZIO DI QUARESIMA – I di Quaresima
LETTURA
Lettura del profeta Isaia 58, 4b-12b
Così dice il Signore: / «Non digiunate più come fate oggi, / così da fare udire in alto il vostro chiasso. / È forse come questo il digiuno che bramo, / il giorno in cui l’uomo si mortifica? / Piegare come un giunco il proprio capo, / usare sacco e cenere per letto, / forse questo vorresti chiamare digiuno / e giorno gradito al Signore? / Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: / sciogliere le catene inique, / togliere i legami del giogo, / rimandare liberi gli oppressi / e spezzare ogni giogo? / Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, / nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, / nel vestire uno che vedi nudo, / senza trascurare i tuoi parenti? / Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, / la tua ferita si rimarginerà presto. / Davanti a te camminerà la tua giustizia, / la gloria del Signore ti seguirà. / Allora invocherai e il Signore ti risponderà, / implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. / Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, / il puntare il dito e il parlare empio, / se aprirai il tuo cuore all’affamato, / se sazierai l’afflitto di cuore, / allora brillerà fra le tenebre la tua luce, / la tua tenebra sarà come il meriggio. / Ti guiderà sempre il Signore, / ti sazierà in terreni aridi, / rinvigorirà le tue ossa; / sarai come un giardino irrigato / e come una sorgente / le cui acque non inaridiscono. / La tua gente riedificherà le rovine antiche, / ricostruirai le fondamenta di trascorse generazioni».
SALMO
Sal 102 (103)
® Misericordioso e pietoso è il Signore.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.®
Quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono. ®
Egli sa bene di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
Ma l’amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono,
e la sua giustizia per i figli dei figli,
per quelli che custodiscono la sua alleanza
e ricordano i suoi precetti per osservarli. ®
EPISTOLA
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 5, 18 – 6, 2
Fratelli, tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: / «Al momento favorevole ti ho esaudito / e nel giorno della salvezza ti ho soccorso». / Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 4, 1-11
In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: / “Non di solo pane vivrà l’uomo, / ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: / “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo / ed essi ti porteranno sulle loro mani / perché il tuo piede non inciampi in una pietra”».
Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: / “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: / “Il Signore, Dio tuo, adorerai: / a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Rinnovamento e giustizia sociale: sembrano queste le “parole – chiave” che sintetizzano il messaggio di Isaia in questo inizio del “tempo sacro”.
Non possiamo relegare il nostro digiuno a un semplice precetto, a un semplice “adempimento morale” legato a doppio filo al culto ed estraneo al nostro prossimo: dove sta la verità della nostra conversione?
Per dirla con le parole di San Giovanni in una delle sue lettere apostoliche: “Non possiamo amare Dio che non vediamo e disprezzare, invece, il fratello che è davanti a noi”.
Il vero digiuno, la vera penitenza, il vero rinnovamento parte da un cuore disponibile a lasciarsi riconciliare con Dio e poi, mano a mano, si estende al prossimo che incontriamo nella nostra vita quotidiana: capiamo allora che in questo modo sentiremo il Signore più vicino perché invocandolo es gli ci risponderà e non ci lascerà mai soli!
Spesso ci lamentiamo di quanto il mondo, la società, la nostra stessa città o comunità sia piena di difetti, incapace di portare avanti con impegno una proposta di vita buona per tutti: anche noi contribuiamo a questa bruttezza con le nostre inutili parole di lamento e di giudizio.
Il profeta ci ricorda come possiamo essere luci noi stessi per quelli che ci circondano: solamente prendendoci a cuore il “nostro” mondo senza chiuderci o isolarsi da esso.
Dio ci perdona non imputando a noi le nostre (giuste) colpe, ma ponendole sulle spalle di Gesù e sulla sua croce: mai possiamo dimenticare questa verità spirituale e reale che, a partire dal Battesimo, ci rende morti e risorti con il Salvatore.
I ministri della riconciliazione sono memorie vivente di questa fondamentale opera d’amore: la loro opera e la loro testimonianza creano in noi un cuore e un’anima capaci di diventare a nostra volte “giustizia di Dio”.
Paolo ci ricorda e ci esorta a non vanificare quest’opera di grazia prendendola come giustificazione per le nostre debolezze: esse sono sostenute dalla potenza di Dio per poter sperimentare in noi l’intensità di un amore grande e fecondo, l’amore del Padre che attende, accoglie e perdona.
“Quaresima è tempo santo: / dopo Mosè e i profeti / anche il Signore del mondo / obbedì al rito antico”. L’inno ambrosiano della Quaresima inizia con queste parole: ci ricorda che anche il Signore Gesù “obbedì al rito antico”, cioè si sottopose alla legge del peccato, pur non avendole bisogno.
Altrimenti non capiremmo già subito il primo versetto del Vangelo di oggi: perché mai proprio lo Spirito debba spingere Gesù nel deserto per essere tentato dal diavolo.
Questa prova Gesù la compie per noi: Egli vuole farsi riconoscere dai suoi come il nuovo Mosé (infatti, come Mosé, digiuna 40 giorni e 40 notti) e da tutti gli uomini come fratello è amico solidale nella lotta contro il Nemico. Certamente Gesù ha mi vantaggio di affrontarlo faccia a faccia perché lo riconosce subito e lo conosce bene.
Le tentazioni portano all’illusione: l’illusione della sazietà, l’illusione di potersi salvare da soli, l’illusione del potere. Gesù le affronta e ne esce più che vincitore perché sa che, in cuor suo, ogni parola del Nemico è menzognera perché non può promettere nulla di quanto egli non ha.
Cosa possiamo fare noi, allora? Entrare in questo tempo santo, come dice ancora l’inno ambrosiano: “Contro le insidie del male / l’animo attento allo Spirito / vigili i sensi inquieti”.
Chiediamo il dono di questo animo attento a che lo Spirito di vigilanza possa accompagnarci e prepararci un animo e un cuore pronti a ricevere, ancora una volta, il dono della salvezza di Gesù morto e risorto per noi.
Se volete un suggerimento meno “solenne” è più pratico: tenete sul comodino un piccolo Vangelo e, prima di addormentarvi, leggete qualche versetto del Vangelo. Un rimedio sicuro per un buon riposo e un buon esame di coscienza, oltre che per conoscere meglio Gesù e confidare in Lui.
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