Omelia della Penultima Domenica dopo l’Epifania “della divina clemenza” 19 febbraio 2017, Rito Ambrosiano (A)

19.02.2017 – PENULTIMA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA
detta «della divina clemenza»

Lettura

Lettura del profeta Baruc 1, 15a; 2, 9-15a

Direte in quei giorni: «Il Signore ha vegliato su questi mali e li ha mandati sopra di noi, poiché egli è giusto in tutte le opere che ci ha comandato, mentre noi non abbiamo dato ascolto alla sua voce, camminando secondo i decreti che aveva posto davanti al nostro volto.
Ora, Signore, Dio d’Israele, che hai fatto uscire il tuo popolo dall’Egitto con mano forte, con segni e prodigi, con grande potenza e braccio possente e ti sei fatto un nome, qual è oggi, noi abbiamo peccato, siamo stati empi, siamo stati ingiusti, Signore, nostro Dio, verso tutti i tuoi comandamenti. Allontana da noi la tua collera, perché siamo rimasti pochi in mezzo alle nazioni fra le quali tu ci hai dispersi. Ascolta, Signore, la nostra preghiera, la nostra supplica, liberaci per il tuo amore e facci trovare grazia davanti a coloro che ci hanno deportati, perché tutta la terra sappia che tu sei il Signore, nostro Dio».
Salmo 
Sal 105 (106)

® Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.

Abbiamo peccato con i nostri padri,
delitti e malvagità abbiamo commesso.
I nostri padri, in Egitto,
non compresero le tue meraviglie. ®

Non si ricordarono della grandezza del tuo amore
e si ribellarono presso il mare, presso il Mar Rosso.
Ma Dio li salvò per il suo nome,
per far conoscere la sua potenza. ®

Molte volte li aveva liberati,
eppure si ostinarono nei loro progetti
e furono abbattuti per le loro colpe;
ma egli vide la loro angustia, quando udì il loro grido. ®

Si ricordò della sua alleanza con loro
e si mosse a compassione, per il suo grande amore.
Salvaci, Signore Dio nostro, radunaci dalle genti,
perché ringraziamo il tuo nome santo. ®
Epistola 
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 7, 1-6a

O forse ignorate, fratelli – parlo a gente che conosce la legge – che la legge ha potere sull’uomo solo per il tempo in cui egli vive? La donna sposata, infatti, per legge è legata al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è liberata dalla legge che la lega al marito. Ella sarà dunque considerata adultera se passa a un altro uomo mentre il marito vive; ma se il marito muore ella è libera dalla legge, tanto che non è più adultera se passa a un altro uomo.
Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla Legge per appartenere a un altro, cioè a colui che fu risuscitato dai morti, affinché noi portiamo frutti per Dio. Quando infatti eravamo nella debolezza della carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla Legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte. Ora invece, morti a ciò che ci teneva prigionieri, siamo stati liberati dalla Legge per servire secondo lo Spirito, che è nuovo.

 

Vangelo 
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 8, 1-11

In quel tempo. Il Signore Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra.
Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

 

L’esperienza del peccato accomuna ogni uomo e ogni donna sulla faccia della terra: non c’è un vaccino che ci permette di non farne esperienza. Anche il popolo eletto ha sperimentato diverse volte e in diverse occasioni l’allontanamento da Dio, dai suoi disegni e dalle sue leggi: questo è peccato.

Ma come Dio può riaccogliere nel suo seno chi si è allontanato da Lui, chi non è stato fedele, chi ha vissuto alimentando ingiustizia ed empietà? Solamente per il suo amore. Il brano del profeta Baruc ce lo ricorda a chiare lettere: solamente per il suo amore il Signore può risollevare, dare perdono, nuova speranza e… far trovare grazia davanti “a coloro che ci hanno deportati”, cioè a coloro che ci trattano da schiavi.

L’amore del Signore, poi, non è fondato sulla legge, come ci ricorda Paolo nella lettera ai Romani. “Anche voi (…) siete stati messi a morte quanto alla legge per appartenere a un altro”: grazie alla comunione con Gesù Cristo e al suo sacrificio di salvezza noi possiamo ogni volta “rinascere dall’alto” e così “portiamo frutti per Dio”. Solamente se la nostra esperienza di fede si eleva da una stretta osservanza di norme e leggi a un’appartenenza al Signore Gesù e alla famiglia di Dio noi possiamo sperimentare questa libertà dello Spirito che ci permette di “servire secondo lo Spirito, che è nuovo”.

Il Vangelo ci porta un caso concreto di questa “divina clemenza” usata nei nostri confronti da Dio Padre attraverso l’opera di Gesù, suo Figlio. I luoghi ricordati nel brano sono evocativi: il monte degli ulivi, luogo di passiore/resistenza/resa incondizionata di Gesù alla volontà del Padre; il tempio come casa di Dio e luogo di incontro e insegnamento.

Gesù per ben due volte “si alza” per dimostrare, anche fisicamente, la sua autorità e la superiorità della legge divina sulla legge di Mosè: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. Il Maestro chiede una prima conversione: guardare a sé stessi, chiedersi se anche noi abbiamo qualcosa da farci perdonare. “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”: la seconda conversione, invece, è guardare a Dio con occhi diversi, con gli occhi giusti della misericordia, del ricominciare, con gli occhi dell’amore.

Il peccato ha già in sé la sua punizione: Gesù, risollevando fisicamente e moralmente la donna delle pietre, invita a riprendere il cammino nella certezza che il giudizio di Dio è giusto, sì, ma soprattutto misericordioso, lento all’ira e grande nell’amore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.