Omelia della VI Domenica dopo l’Epifania – 12/2/17 rito ambrosiano
12.02.2017 – DOMENICA VI DOPO L’EPIFANIA
LETTURA
Lettura del primo libro di Samuele 21, 2-6a.7ab
In quei giorni. Davide si recò a Nob dal sacerdote Achimèlec. Achimèlec, trepidante, andò incontro a Davide e gli disse: «Perché sei solo e non c’è nessuno con te?». Rispose Davide al sacerdote Achimèlec: «Il re mi ha ordinato e mi ha detto: “Nessuno sappia niente di questa cosa per la quale ti mando e di cui ti ho dato incarico”. Ai miei giovani ho dato appuntamento al tal posto. Ora però se hai sottomano cinque pani, dammeli, o altra cosa che si possa trovare». Il sacerdote rispose a Davide: «Non ho sottomano pani comuni, ho solo pani sacri per i tuoi giovani, se si sono almeno astenuti dalle donne». Rispose Davide al sacerdote: «Ma certo! Dalle donne ci siamo astenuti dall’altro ieri». Il sacerdote gli diede il pane sacro, perché non c’era là altro pane che quello dell’offerta, ritirato dalla presenza del Signore.
SALMO
Sal 42 (43)
® La tua verità, Signore, sia luce al mio cammino.
Fammi giustizia, o Dio,
difendi la mia causa contro gente spietata;
liberami dall’uomo perfido e perverso. ®
Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora. ®
Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra, Dio, Dio mio. ®
Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio. ®
EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 4, 14-16
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 12, 9b-21
In quel tempo. Il Signore Gesù andò nella sinagoga; ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, i farisei domandarono a Gesù: «È lecito guarire in giorno di sabato?». Ed egli rispose loro: «Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l’afferra e la tira fuori? Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene». E disse all’uomo: «Tendi la tua mano». Egli la tese e quella ritornò sana come l’altra. Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; / il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. / Porrò il mio spirito sopra di lui / e annuncerà alle nazioni la giustizia. / Non contesterà né griderà / né si udrà nelle piazze la sua voce. / Non spezzerà una canna già incrinata, / non spegnerà una fiamma smorta, / finché non abbia fatto trionfare la giustizia; / nel suo nome spereranno le nazioni».
Davide sta fuggendo dalla persecuzione di Saul per mano del figlio e amico Gionata: lo Spirito del Signore si è ritirato, infatti dal re Saul e il profeta Samuele ha unto nuovo re Davide. Perché Saul ha perso lo Spirito del Signore? Perché Davide, invece, è stato scelto?
Saul non attende le indicazioni prudenziali del profeta di Dio: egli scende in battaglia, coserva bottino di guerra impuro… insomma sembra fare di tutto per scontentare il suo Signore.
Davide, invece, viene scelto da Dio perché egli è capace di guardare al cuore del giovane: egli è, sì, il più piccolo dei figli di Iesse, ma è anche colui che ha un cuore pronto alla risposta, capace di fiducia piena, coraggioso… e anche umile per riconoscere il suo peccato.
Il brano di oggi ci fa comprendere una cosa: nel Primo Testamento tutto ciò che riguardava l’offerta al Signore doveva essere pura e tutto ciò che riguardava, invece, il rapporto uomo/donna nella sua intimità portava all’impurità.
Nella lettera agli Ebrei ci viene ricordato come Gesù sia per noi l’essenziale della fede: l’autore usa dei termini precisi come “sommo sacerdote grande”, “professione della fede”, “peccato”, “trono della grazia”… con questo linguaggio sacro e solenne siamo invitati a rinnovare la nostra piena fiducia il Gesù che, come dice la lettera, ci “aiuterà al momento opportuno”.
La pagina del Vangelo di oggi è drammaticamente attuale, basta fare riferimento alla frase/domanda provocatoria di Gesù: “Ora, un uomo vale ben più di una pecora!” e sostituire, attuali dando, la pecora a tutto ciò cui diamo valore nella nostra vita. A che punto è il valore di ogni essere umano nella nostra classifica personale? C’è pure una pubblicità che recita: “investiamo nella tecnologia più evoluta al mondo: l’uomo”. Eppure Gesù per questo è andato incontro alla minaccia (velata) di morte: come può essere che il Figlio di Dio che richiama alla vita proprio per quello suscita un “consiglio per farlo morire”? Non credo che noi, in fondo, siamo così diversi, a volte, da questi farisei…
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