Diario di un pretino di città: alla sera di Natale 2016
Caro diario,
ho perso il conto di quante volte avrei voluto scriverti e invece la pigrizia ha preso il sopravvento. Questa volta, invece, eccomi per raccogliere la ricchezza di questo periodo, di questi mesi.
Questo è il primo Natale senza nonno Giuseppe, salito al cielo il 17 settembre scorso nella memoria di San Satiro, patrono dei sacristi: tu sai quanto gli sono affezionato! Oggi è sembrato strano non andare a casa sua, non averlo a tavola; eppure… sento che c’è in una maniera diversa, più essenziale, spogliata dalla fragilità della vita che viviamo in questo mondo. Qualche anno fa gli avevo fatto dono di una bellissima foto fatta insieme a Curiglia, nella “nostra” Val Veddasca: nella didascalia gli avevo scritto, semplicemente “Se non ci fossi tu… non ci sarei nemmeno io!“. Ecco, questo è il Natale che mi ricorda l’essenziale e mi ricorda come siamo fatti di anima destinata al cielo.
Raccolgo anche tanti incontri, durante le visite alle famiglie della mia parrocchia. Per la verità non ne ho fatte tante quante don Tarcisio, il mio parroco, per via della mi assenza per motivi di studio: dev’essere stata una vera faticaccia per lui e per le suore che si hanno aiutato! Ogni incontro, ogni porta aperta è stata l’occasione di pregare insieme, di incontrarci, di portare una parola di conforto, di speranza e di benedizione: ogni relazione dovrebbe essere così, almeno nelle intenzioni e nei desideri. A volte, invece, sono a ricoprire un ruolo, una funzione che “maschera” questa voglia di essere testimone di un Amore più grande. Chiedo al Signore di poter accompagnare il mio cammino di conversione per farmi diventare sempre più autentico figlio di Dio amato e meno “burocrate” rappresentante dell’ente ecclesiastico.
Ringrazio tutti quelli che in questi mesi hanno camminato insieme a me, sopportando a volte qualche sfogo o qualche dimenticanza mia: penso a chi lavora in Oratorio, a chi dona tempo nel servizio, nella catechesi nella liturgia… a suor Antonietta e a tutte le consacrate che abitano e vivono nella nostra comunità. Chiedo, caro diario, di camminare sulla strada “giusta”: quella del seminare abbondantemente nel terreno di questa comunità, donando il meglio di quello che il Signore stesso mi ha messo in cuore e mi ha “fornito” come doni. Ricordo le parole del mio vecchio parroco, don Davide, che mi diceva: “Riposati, ma senza risparmiarti! Altrimenti, quando sarai un po’ più vecchio e avrai un po’ meno forze, vivrai il rimpianto di aver sprecato troppe occasioni“. Sono più o meno le stesse parole con le quali sono cresciuto, da adolescente, nel mio Oratorio di origine dove don Denis e i miei educatori mi ripetevano spesso: “Ogni lasciata è persa!“.
Infine, caro diario, il mio grazie va allo splendore della liturgia che presiedo molto spesso e che altre volte servo come ministrante, cantore, direttore, suonatore… Ho colto, specialmente nelle celebrazioni di questi ultimi mesi, che proprio lì il Signore si comunica e mi viene incontro, ci viene incontro: sembra scontato ma… sentirlo è tutta un’altra cosa!
Ora ti saluto e ti ringrazio perché hai la pazienza di raccogliere le mie parole che esprimono ciò che sento e ciò che provo.
Grazie, caro diario!
tuo, donale
Cascina Gatti, 26 dicembre 2016
p.s.: dovrò cambiare il titolo a questa rubrica perché da settembre non sono più il pretino più giovane di Sesto San Giovanni!
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