Natale del Signore: Omelia nella Messa del giorno – Rito ambrosiano, 25 dicembre 2016
Natale del Signore – Messa nel giorno
25 dicembre 2016
Lettura
Lettura del profeta Isaia 8, 23b-9, 6a
In passato il Signore Dio umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.
Il popolo che camminava nelle tenebre / ha visto una grande luce; / su coloro che abitavano in terra tenebrosa / una luce rifulse. / Hai moltiplicato la gioia, / hai aumentato la letizia. / Gioiscono davanti a te / come si gioisce quando si miete / e come si esulta quando si divide la preda. / Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, / la sbarra sulle sue spalle, / e il bastone del suo aguzzino, / come nel giorno di Madian. / Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando / e ogni mantello intriso di sangue / saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi, / ci è stato dato un figlio. / Sulle sue spalle è il potere / e il suo nome sarà: / Consigliere mirabile, Dio potente, / Padre per sempre, Principe della pace. / Grande sarà il suo potere / e la pace non avrà fine / sul trono di Davide e sul suo regno, / che egli viene a consolidare e rafforzare / con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Salmo
Sal 95 (96)
® Oggi è nato per noi il Salvatore.
Cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. ®
Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta. ®
Acclamino davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli. ®
Epistola
Lettera agli Ebrei 1, 1-8a
Fratelli, Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: / «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»?
E ancora: «Io sarò per lui padre / ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».
Mentre degli angeli dice: «Egli fa i suoi angeli simili al vento, / e i suoi ministri come fiamma di fuoco», / al Figlio invece dice: «Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli».
Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 1-14
In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli / e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
La solennità del cantico del profeta Isaia inonda di luce questo giorno nel quale facciamo non solo memoria ma celebriamo “la luce del mondo che brilla in una grotta”. Non possiamo che partecipare di questa esultanza e di questa gioia perché “il Signore ha visitato e redento il suo popolo”. Ma questo clima buono, questa festa e questa esultanza non sono da vivere “in privato”, nel segreto del proprio cuore! Tutto questo porta ad una pace duratura, ad un regno “sui generis” che è fondato su un diritto e una giustizia che superano e completano il diritto e la giustizia solamente umani. Se ci guardiamo attorno, dietro l’apparenza di morte, distruzione, odio e divisione… tanti sono i semi di luce che, ispirati da questo “Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace” sono piantati nel nostro strano mondo, tanto bisognoso di bene e di luce ma sempre pronto a farsi irretire dai fiori del male.
Anche la lettera agli Ebrei ha un linguaggio molto “solenne”, oserei dire anche abbastanza complesso da comprendere fino in fondo e troppo breve è il tempo per commentarlo puntualmente. Questo inizio della lettera ci dà l’immagine giusta di chi è davvero Gesù: non semplicemente il “bambinello nato al freddo al gelo”, o meglio, quel bambinello nel quale è racchiusa l’irradiazione della gloria di Dio ed è proprio il Figlio divino che da sempre è l’aspettato in ogni tempo e in ogni luogo. La sua missione è portare il Vangelo della salvezza e proprio l’espressione “tutto sostiene con la sua parola potente” ce lo ricorda! Dunque: lasciamoci attirare da questo Dio umile che c’è sempre per ciascuno di noi e offre il suo sostegno in ogni circostanza della vita.
Il racconto puntuale di Luca ci “catapulta” nella storia restituendoci la concretezza della storia di Gesù, Giuseppe e di Maria. E proprio dall’inizio di questa storia molto concreta Dio non si smentisce: proprio agli ultimi, come fosse davvero non una sua moda ma la sua priorità (quasi il suo “chiodo fisso”), è data la parola che da sempre Egli pronuncia nei confronti dell’uomo: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia”. Nella nostra umile storia c’è spazio perché venga l’annuncio della Buona notizia che ci porta, da sempre, le parole rassicuranti di un Padre buono, accompagnate questa volta da un segno concreto: la nascita di un bambino, segno fragile e potente di sicura speranza e di rinascita.
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