Omelia della V Domenica dopo Pentecoste C, rito ambrosiano 12/06/2016
12.06.2016
IV DOMENICA DOPO PENTECOSTE
LETTURA
Lettura del libro della Genesi 4, 1-16
In quei giorni. Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore». Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo.
Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai».
Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. Caino si allontanò dal Signore e abitò nella regione di Nod, a oriente di Eden.
SALMO
Sal 49 (50)
® Sacrificio gradito al Signore è l’amore per il fratello.
Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
«Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti». ®
Al malvagio Dio dice:
«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle? ®
Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre.
Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa».®
EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 11, 1-6
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo visibile.
Per fede, Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, avendo Dio attestato di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora.
Per fede, Enoc fu portato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Infatti, prima di essere portato altrove, egli fu dichiarato persona gradita a Dio. Senza la fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 5, 21-24
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono».
“Storia vecchia” oppure “vecchia storia”? Quale differenza c’è tra queste due espressioni se guardiamo alla lettura della Genesi di oggi? “Storia vecchia” dice in evento accaduto e ormai conclusosi nel passato; “vecchia storia”, invece, parla sì di un evento passato ma che ancora oggi ha un suo peso, una sua conseguenza.
“Vecchia storia”, dunque, secondo me: due fratelli, un Signore Dio che consiglia, parla, segue, corregge, punisce… come un padre. Un fratello gradito e l’altro meno. Leggendo e rileggendo bene il testo scopriamo e riscopriamo che: il Signore si accorge che Caino ha il volto abbattuto (specchi di un’anima inquieta e arrabbiata); lo stesso Signore avverte questo suo figlio della tentazione che sta covando dentro di sé e gli duna una indicazione precisa, incoraggiandolo a non arrendersi (“tu lo dominerai”); Caino commette tre peccati uno in fila all’altro (disobbedienza, non avendo ascoltato le parole del Signore; omicidio, avendo fatto prevalere i suoi risentimenti sul valore della vita; mancata custodia del fratello, dicendo chiaramente che nulla ha a che fare con lui); Caino è addolorato per quello che è successo e per le conseguenze, compresa la punizione rivolta a lui (“Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono”); il Signore non vuole la vendetta ma la conversione del peccatore e la remissione dei peccati (“Nessuno tocchi Caino”, sembra dire a chiare lettere).
Come possiamo credere a questa interpretazione e a questo Dio che emerge da questa scena? Attraverso l’atteggiamento descritto dalla lettera agli Ebrei: “la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede”. Solamente il dono della fede, del mettersi nelle mani di un Altro, completamente, perché ci affidiamo a Lui, può garantirci questa grande speranza di un Dio che è misericordia, perdono, correzione, comunione, ricerca del peccatore… E così la carrellata di esempi contenuti nel brano hanno la funzione pedagogica non tanto di convincerci quanto di permetterci di fare quel passo necessario per poter iniziare, o riiniziare, questo cammino di fiducia con il Signore.
La nostra fede, dunque, si gioca non solo in un rapporto personale con il Signore: dobbiamo misurarci necessariamente con i fratelli e le sorelle che condividono con noi la nostra stessa vita e il nostro stesso mondo. La nostra fede è una fede incarnata nel mondo, che abita in un tempo e in un luogo precisi. Gesù ci chiede di essere attenti alle parole che utilizziamo perché esprimono ciò che si muove dentro di noi: così anche i giudizi affrettati, i pregiudizi, le parole meschine e superficiali diventano pesanti e non testimoniano la cura nei confronti dei fratelli (una cura che deve essere reciproca, mai però omettendo noi di fare il primo passo!). Ma Gesù va oltre: ci chiede di anteporre il nostro rapporto interpersonale alla presentazione dell’offerta a Dio. Nell’Antico Testamento, ai tempi di Gesù, era proibito interrompere i riti e le offerte (pensiamo all’atteggiamento del sacerdote e del levita che, recandosi al tempio per i riti, non si fermano a curare il malcapitato, come descritto nella parabola del buon samaritano): ora il Figlio di Dio, Dio stesso ci dice di essere noi, grazie a Lui e alla sua Grazia, semi di riconciliazione verso i fratelli (“Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”). Quale culto è gradito a Dio? Come abbiamo pregato nel salmo: “Sacrificio gradito al Signore è l’amore per il fratello”.
Lascia un commento