Omelia della III Domenica dopo Pentecoste C, rito ambrosiano 5/6/16

5.06.2016

III DOMENICA DOPO PENTECOSTE

 

LETTURA

Lettura del libro della Genesi 3, 1-20

In quei giorni. Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: / «Poiché hai fatto questo, / maledetto tu fra tutto il bestiame / e fra tutti gli animali selvatici! / Sul tuo ventre camminerai / e polvere mangerai / per tutti i giorni della tua vita. / Io porrò inimicizia fra te e la donna, / fra la tua stirpe e la sua stirpe: / questa ti schiaccerà la testa / e tu le insidierai il calcagno». / Alla donna disse: / «Moltiplicherò i tuoi dolori / e le tue gravidanze, / con dolore partorirai figli. / Verso tuo marito sarà il tuo istinto, / ed egli ti dominerà». / All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: “Non devi mangiarne”, / maledetto il suolo per causa tua! / Con dolore ne trarrai il cibo / per tutti i giorni della tua vita. / Spine e cardi produrrà per te / e mangerai l’erba dei campi. / Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, / finché non ritornerai alla terra, / perché da essa sei stato tratto: / polvere tu sei e in polvere ritornerai!». / L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

 

SALMO

Sal 129 (130)

®I  l Signore è bontà e misericordia.

Dal profondo a te grido, o Signore;

Signore, ascolta la mia voce.

Siano i tuoi orecchi attenti

alla voce della mia supplica. ®

Se consideri le colpe, Signore,

Signore, chi ti può resistere?

Ma con te è il perdono:

così avremo il tuo timore. ®

Io spero, Signore.

Spera l’anima mia,

attendo la sua parola.

L’anima mia è rivolta al Signore

più che le sentinelle all’aurora. ®

 

EPISTOLA

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5, 18-21

Fratelli, come per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. La Legge poi sopravvenne perché abbondasse la caduta; ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. Di modo che, come regnò il peccato nella morte, così regni anche la grazia mediante la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.

 

VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Matteo 1, 20b-24b

In quel tempo. Apparve in sogno a Giuseppe un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: / «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: / a lui sarà dato il nome di Emmanuele, / che significa Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.

 

Il racconto della “caduta” interroga la nostra fede sul nostro Dio, padre di Gesù: che durezza hanno dentro le parole di condanna del serpente, della donna e dell’uomo! Eppure se stiamo attenti al contesto dell’episodio ci accorgiamo che questo Dio ha un’estrema confidenza con l’uomo e la donna tanto che passeggia nel giardino alla loro ricerca. Chi bisogno avevano l’uomo e la donna di mangiare dell’albero proibito? Non erano già a immagine e somiglianza di Dio? Il cuore dell’uomo di ogni tempo si lascia tentare dalle menzogne del nemico e a volte cede alla tentazione. Nelle parole dell’Altissimo si potrebbe leggere un’espressione implicita che accompagna tutta la storia d’amore tra Creatore e creature: “Non temere!”.

Perché dunque non temere questo Dio? perché attraverso il Figlio Gesù ha donato tutto se stesso anche di fronte al peccato e alle sue conseguenze: “laddove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia”. La sovrabbondanza di grazia che sostiene la nostra vergogna ad ammettere di essere caduti, ancora una volta, nella tentazione; la sovrabbondanza di grazia che ci permette di andare al cuore della legge e scoprire come ci sia amore.

L’esempio più concreto di santità è sempre un esempio quotidiano e feriale: Giuseppe, sposo di Maria. Lui ascolta e obbedisce alla Parola di Dio che gli dice: “non temere!”. Anche noi, dunque, possiamo ben sperare che con la grazia di Dio possiamo trasfigurare la nostra vita e farla diventare obbedienza lieta e confidente nel Signore.

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