La Parola che conta: Martedì 3 maggio 2016, Santi Filippo e Giacomo apostoli

filippo e giacomoLettura

Lettura dagli Atti degli apostoli 1,12-14

Dopo che Gesù fu assunto in Cielo, gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.

 

Salmo

Sal 18 (19)

R Risuona in tutto il mondo la parola di salvezza.

oppure

Alleluia, alleluia, alleluia.

I cieli narrano la gloria di Dio,

l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.

Il giorno al giorno ne affida il racconto

e la notte alla notte ne trasmette notizia. R

Senza linguaggio, senza parole,

senza che si oda la loro voce,

per tutta la terra si diffonde il loro annuncio

e ai confini del mondo il loro messaggio. R

 

Epistola

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 4, 9-15

Fratelli, ritengo che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi. Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo.

 

Vangelo

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 14, 1-14

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

 

La scena riferita dai pochi versetti degli Atti ci descrive il cammino e l’attesa degli Apostoli e delle donne, insieme alla madre Maria, che si vive nel cenacolo, luogo simbolo del compimento della missione del Maestro. Di quale attesa stiamo parlando? Quella del dono dello Spirito che confermerà la fede e darà il coraggio apostolico di andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo.

Le parole di Paolo hanno una forza incredibile: descrive il suo essere apostolo non come un privilegio ma come un “essere all’ultimo posto”. In effetti la vita dei discepoli è quella di testimoniare quell’Amore più grande anche della propria vita e della propria missione. Che cosa “rinfranca”, invece? La certezza che l’opera di evangelizzazione procura a ciascuno il titolo di “padre nella fede”: generare alla fede e rinsaldare nella fede.

Durante l’Ultima cena Filippo afferma: “Signore, mostraci un Padre e ci basta”. Gesù risponde in modo chiaro: “Chi vede me vede il Padre”; come a dire: “Guardate alla mia vita, alla mia missione, a ciò che faccio… perché non ho fatto altro che essere testimone, da figlio amato, dell’amore del Padre”. In questa festa guardiamo ancora, grazie alla testimonianza di santità degli Apostoli, a Gesù come Signore e Messia, rivelatore del Padre.

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