Diario di un “pretino” di città: Questa Pasqua (27 marzo 2016)

Caro diario,

mi sa che ti eri già rassegnato: “Questo qui si è dimenticato di me!”. E invece… eccomi qui la notte di Pasqua a un’ora tardissima, anzi “improponibile” visto che domani “si lavora” e che nei prossimi giorni ci sarà il pellegrinaggio a Roma. Eppure sono qui per annotare questa Pasqua.

Ho vissuto questi giorni con un malessere fisico che mi trascino da troppo tempo, da prima dell’inizio della Quaresima: questo non mi ha permesso di fare tutto, di arrivare a tutto e a tutti; ho dovuto limitare (almeno un po’ ci sono riuscito!) il mio continuo andare dentro e fuori casa; sono letteralmente “scappato” al termine delle grandi celebrazioni di questi giorni sottraendomi alla calca delle persone e all’impegno più puntale nell’essere ministro della misericordia (anche se non mi sono sottratto troppo, altrimenti i miei confratelli si sarebbero sobbarcati un’onere troppo pesante, vista la tanta gente che si è accostata alla confessione!).

Eppure questa sera, alla veglia pasquale, sono riuscito a cantare il preconio senza sbagliare, senza tossire, (quasi) senza fatica: certamente lo Spirito ha agito aiutandomi là dove mi sono scontrato con i miei limiti; ma credo di attribuire questa riuscita al clima che comunque ho “respirato” in questi giorni, in queste celebrazioni.

Un clima di raccoglimento e di attesa, di desiderio di accostarsi, di nuovo, al mistero grande della lotta tra il peccato e la santità, tra la morte e la vita, tra il male e il bene: ho percepito ancora di più che la Pasqua è meno poetica, rimanendo sugli “standard” del mondo, e più… “sostanziale”. E’ come se la speranza rientrasse in modo deciso, quasi “violento” nella nostra vita, nella mia vita: la cose possono cambiare, possono migliorare, possono essere viste con uno sguardo diverso…

Caro diario, ti sembreranno farneticazioni di un prete stanco e malaticcio e ti dirai “Ma quando si decide ad andare a riposare, così almeno mi lascia in pace?!?!”. Ti lascio in pace, ma credo in quello che ti ho scritto e l’ho voluto annotare perché lo reputo importante e, soprattutto, vero e reale per me: così posso dire che questa Pasqua mi ha portato questa prima grazia, questo primo dono.

Buonanotte, finalmente e… alla prossima (non troppo presto!)!

Tuo, affezionatissimo

donale

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