Domenica delle Palme nella Passione del Signore: Omelia, rito ambrosiano (20/03/2016)

20.03.2016

DOMENICA DELLE PALME NELLA PASSIONE DEL SIGNORE

LETTURA

Lettura del profeta Isaia 52, 13 – 53, 12

Così dice il Signore Dio: / «Ecco, il mio servo avrà successo, / sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. / Come molti si stupirono di lui / – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto / e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, / così si meraviglieranno di lui molte nazioni; / i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, / poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato / e comprenderanno ciò che mai avevano udito. / Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? / A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? / È cresciuto come un virgulto davanti a lui / e come una radice in terra arida. / Non ha apparenza né bellezza / per attirare i nostri sguardi, / non splendore per poterci piacere. / Disprezzato e reietto dagli uomini, / uomo dei dolori che ben conosce il patire, / come uno davanti al quale ci si copre la faccia; / era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. / Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, / si è addossato i nostri dolori; / e noi lo giudicavamo castigato, / percosso da Dio e umiliato. / Egli è stato trafitto per le nostre colpe, / schiacciato per le nostre iniquità. / Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; / per le sue piaghe noi siamo stati guariti. / Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, / ognuno di noi seguiva la sua strada; / il Signore fece ricadere su di lui / l’iniquità di noi tutti. / Maltrattato, si lasciò umiliare / e non aprì la sua bocca; / era come agnello condotto al macello, / come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, / e non aprì la sua bocca. / Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; / chi si affligge per la sua posterità? / Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, / per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. / Gli si diede sepoltura con gli empi, / con il ricco fu il suo tumulo, / sebbene non avesse commesso violenza / né vi fosse inganno nella sua bocca. / Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. / Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, / vedrà una discendenza, vivrà a lungo, / si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. / Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce / e si sazierà della sua conoscenza; / il giusto mio servo giustificherà molti, / egli si addosserà le loro iniquità. / Perciò io gli darò in premio le moltitudini, / dei potenti egli farà bottino, / perché ha spogliato se stesso fino alla morte / ed è stato annoverato fra gli empi, / mentre egli portava il peccato di molti / e intercedeva per i colpevoli».

 

SALMO

Sal 87 (88)

®   Signore, in te mi rifugio.

Signore, Dio della mia salvezza,

davanti a te grido giorno e notte.

Giunga fino a te la mia preghiera,

tendi l’orecchio alla mia supplica. ®

Io sono sazio di sventure,

la mia vita è sull’orlo degli inferi.

Sono annoverato fra quelli che scendono nella fossa,

sono come un uomo ormai senza forze.

Sono libero, ma tra i morti. ®

Hai allontanato da me i miei compagni,

mi hai reso per loro un orrore.

Sono prigioniero senza scampo,

si consumano i miei occhi nel patire.

Tutto il giorno ti chiamo, Signore,

verso di te protendo le mie mani. ®

 

EPISTOLA

Lettera agli Ebrei 12,1b-3

Fratelli, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo.

 

VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 11, 55 – 12, 11

In quel tempo. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo. Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

 

La Settimana Santa Ambrosiana inizia con il Sabato “in tradizione symboli” giorno nel quale il vescovo consegna nelle mani dei catecumeni, cioè quelle persone adulte che diventeranno cristiane la notte di pasqua ricevendo i sacramenti, il testo del Simbolo Apostolico, il Credo: questo testo è la “carta d’identità” del cristiano e contiene i misteri della fede alla quale essi desiderano aderire. Da sabato, dunque, il colore liturgico diventa rosso: il colore della Passione.

Nella Domenica delle palme nella Passione del Signore commemoriamo l’ingresso di Gesù a Gerusalemme: per noi questo ingresso non riveste un particolare significato, ma per il popolo l’Israele “salire a Gerusalemme”, e soprattutto salirci per celebrare la Pasqua, è il pellegrinaggio della vita e la celebrazione del Dio liberatore e potente, il Dio dei Padri e dell’Alleanza. Anche per i fedeli della religione islamica Gerusalemme è una città importante, visitata dallo stesso profeta Maometto. Per noi cristiani Gerusalemme diventa, in questi giorni, teatro delle vicende di Gesù che decide di compiere la volontà del Padre celebrando la sua personale Pasqua.

I testi della Sacra Scrittura che accompagnano questa celebrazione, almeno nella proposta della “messa del giorno”, ci pongono di fronte il dramma della passione del maestro: questo dramma accompagnerà tutti i giorni della Settimana Santa Ambrosiana come caratteristica peculiare, a differenza della Settimana Santa di rito Romano.

In particolare la Letture del profeta Isaia ci pone di fronte all’immagine dell’”uomo dei dolori che bel conosce il patire”: è lo stesso testo che ascolteremo il Venerdì Santo nella Celebrazione della Passione e morte del Signore. Mi sono chiesto: che significato assume un testo così, oggi, pensando a Gesù che entra in festa nella Città Santa? Che significato assume per noi, oggi? Guardando al tempo trascorso in questa Parrocchia mi sono reso conto di quanti uomini e donne dei dolori ho incontrato e continuo ad incontrare: nella casa di un anziano e di un malato, nella prova dura di una morta improvvisa, nello sguardo di chi è stato duramente provato dalla vita… Questo “popolo nascosto” assomiglia tanto a quest’uomo che ha ben conosciuto il patire. Quanto dolore ignorato dal mondo, seppure sotto gli occhi di tutti! Il profeta Isaia, indicando il “servo giusto del Signore” sembra indicare in ogni uomo, e in particolare nel Figlio dell’Uomo, questi servi: uomini e donne che accettano la loro condizione e il loro destino.

Il senso però di questo soffrire ci è dato dalla Lettera agli Ebrei: Egli, Gesù, l’uomo dei dolori per eccellenza, “si sottopose alla croce, disprezzando il disonore”. La Croce di Gesù, la stessa croce che dominerà Gerusalemme dal Monte Calvario, da’ senso a quel soffrire: è rinuncia alla violenza, è rinuncia al miracolo a tutti i costi, è rinuncia alla potenza umana, è solidarietà con ogni uomo e donna che soffre e lotta… Ma non dobbiamo dimenticarci mai che la croce ha senso per il Crocifisso e per il suo destino: “e siede alla destra del trono di Dio”. Il destino è liberarsi da questo dolore, dolore che portiamo nel corpo e nell’anima, per poter raggiungere l’origine della nostra vita.

Maria, sorella di Lazzaro e di Marta, ce lo spiega con un gesto simbolico forte. “Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo”. Che significato ha questo gesto? Gesù lo spiega guardando alla sua morte e alla sua sepoltura. Noi possiamo, come Maria, onorare Gesù che cammina incontro alla morte diventando noi stessi quel profumo che lo accompagna e lo sostiene nei momenti difficili e drammatici della sua vita e delle sue ultime ore prima di donare la vita. Noi possiamo essere quel profumo sprecato che, per amore, riempie la nostra casa per sostenere chi è nella fatica, nella malattia e nella prova. Solo così potremo essere pronti alla Pasqua di Gesù, riceverne i frutti di salvezza ed essere, a nostra volta, Pasqua per qualcun altro.

Signore Gesù, voglio essere per te come quel barattolino di olio di nardo che Maria riversò sui tuoi piedi. Voglio essere come nardo per camminare con te, amare con te le persone che incontriamo quotidianamente; voglio essere strumento di rivelazione della tua presenza. Dal mio profumo tutti devono sentire che tu sei qui. Dal mio profumo tutti si devono accorgere della tua presenza, del tuo amore. Consumami tutto Signore, non lasciare che nessuna goccia vada sprecata. Riversami dove tu vuoi; fa’ che il mio agire, il mio diffondere la tua presenza parta sempre da te e non avvicini amori fatui, amori leggeri. Io come quell’olio e come Maria ho scelto la parte migliore che non mi verrà tolta. Aiutami ad afferrarti Gesù. Non permettere che la vita e i suoi buffi e strani andamenti mi stacchino da te. Ho trovato un tesoro, una perla preziosa; non posso sprecare una così bella e grande occasione” (Alessandro Galimberti, 1980-2004)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.