Omelia della Domenica dopo l’Ottava del Natale – domenica 3 gennaio 2016 (rito ambrosiano)
OMELIA DELLA DOMENICA DOPO L’OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE
Domenica 3 gennaio 2016
(Siracide 24, 1-12; Romano 8, 3b-9a; Luca 4, 14-22)
Nella molteplicità delle celebrazioni di questi giorni questa domenica “dopo l’Ottava del Natale” e’ uno spazio aperto e un richiamo all’essenziale, anche nella predicazione, per non perdere il senso è il significato di ciò che abbiamo celebrato e delle sue conseguenze per la nostra vita di fede.
Il filo conduttore delle tre letture e’ la SAPIENZA e lo SPIRITO.
Sapienza e Spirito sono abbinate grazie alla profezia del profeta Isaia che parla dello Spirito dei sette doni, tra i quali spicca appunto la Sapienza.
La prima lettura descrive la Sapienza con un’enfasi che non ha pari: ha viaggiato in lungo e in largo per poi stabilirsi nella tenda di Giacobbe. Questa sapienza diventa il messaggio d’amore più bello che il Padre ha inviato all’umanità una volta per tutte. L’Opera della sapienza così come la conosciamo anche noi nella vita e nella testimonianza di Gesù (perché è questo che, per noi cristiani, e’ il nome della Sapienza del Padre) illumina tutta la storia della Bibbia e fa diventare il popolo d’Israele e dei credenti un faro luminoso per ogni popolo. La bellezza di quest’opera la vediamo anche intorno a noi in tutte quelle leggi che la natura ha in se stessa e che sono oggetto di stupore, studio e conoscenza da parte dell’uomo: è una legge che risponde al progetto di vita e di amore di Dio del quale anche noi siamo partecipi.
Possiamo cogliere tutta la bellezza e la novità di questo progetto se, come dice Paolo, viviamo dello stesso Spirito del Signore e gli riconosciamo quell’importanza che merita per tenere insieme la nostra vita. Sembra, nelle parole di Paolo, di riconoscere un certo dualismo tra carne e Spirito: sta a noi però riconoscere che questa dualità esiste anzitutto come lotta che tende alla divisione portando il corporeo e il carnale ad essere l’unico criterio della nostra vita quotidiana. In realtà lo Spirito, se lasciamo lo spazio che merita, agisce “meglio, prima e più di noi” per unire la nostra vita e la nostra esistenza facendoci delle persone complete, uomini e donne credenti e incarnate. È questo non è altro che il mistero del Natale di Gesù e della sua incarnazione.
Come ha fatto Gesù a seguire la sua strada, a dare retta allo Spirito che in lui premeva perché agisse in un determinato modo piuttosto che un altro? Il brano di Vangelo ci mostra e dimostra come Gesù ha vissuto da vero uomo spirituale e da vero uomo riuscito nella sua vita e nella sua vocazione. Gesù frequenta gli stessi luoghi di tutti, anche la sinagoga dove si legge la Scrittura: lì non fa altro che riconoscere ciò che il Padre gli consegna, quella Parola profetica che in quel momento si avvera ed è la verità per Lui. Anche noi come Gesù dobbiamo frequentare le Scritture, e in particolare il Vangelo, per aiutare lo Spirito che, in noi, preme per indicarci la strada è darci la consapevolezza di quale vocazione vivere: solo così potremo vivere da uomini e donne che camminano avendo la lampada della Parola che illumina il cammino e guida la nostra vita secondo lo Spirito.
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