Omelia del “Te Deum”: giovedì 31 dicembre 2015, VII giorno dell’Ottava di Natale (rito ambrosiano)
OMELIA DEL “TE DEUM”
RITO AMBROSIANO
Oltre il Colle (Bg), 31 dicembre 2015
(Michea 5, 2-4a; Galati 1, 1-5; Luca 2, 33-35)
Tre “fatiche” che possono diventare tre “occasioni”.
La PRIMA FATICA: fare memoria del cammino che abbiamo compiuto.
Il Profeta Michea ci ricorda la storia dalla quale veniamo: è la storia d’amore tra Creatore e Creature che diventa, nella storia, segno grande della promessa di non abbandonare mai nessun uomo è nessuna donna aperti al cielo, alle promesse di Dio, alla pace. Eppure… Quanta fatica facciamo a custodire dentro di noi questa memoria, questa “storia più grande di noi” che dovrebbe farci sentire, insieme, grandi per l’amore di Dio e piccoli in confronto a ciò che si muove intorno a noi.
La SECONDA FATICA: ringraziare per quanto abbiamo fatto e per quanto abbiamo ricevuto.
Nell’inizio della sua lettera ai Galati Paolo ricorda che il grazie più grande è la lode più forte è da fare a Gesù che, donando la sua vita, mette a nostra disposizione una mano per tirarci fuori dalle brutture e da tutto ciò che non va nel nostro mondo: in una parola, la salvezza. Eppure… Quanta fatica facciamo a considerare questa possibilità come vera occasione per afferrare questa mano santa e, grazie alla sua forza, compiere tutto il bene e il bello che possiamo e siamo in grado di fare!
La TERZA FATICA: custodire dentro di noi il sogno di essere un mondo migliore (perché, in fondo, ciascuno di noi è “un mondo”).
Il Vangelo ci ricorda come Giuseppe e Maria si stupiscono delle parole e delle cose che succedono intorno a loro grazie alla nascita di loro figlio Gesù; in particolare le parole profetiche del vecchio Simeone, misteriose e profonde, segnano il cammino successivo per lo “svelare i segreti dei cuori”. Eppure… Quanta fatica facciamo a stupirci delle cose belle e misteriose che ascoltiamo, vediamo, siamo parte: è dire che lo stupore e il mistero, la bellezza e la fatica dovrebbero essere il motore per sognare e costruire il presente.
Ed ecco come queste tre fatica possono diventare tre occasioni.
La PRIMA OCCASIONE: essere memoria del cammino che abbiamo compiuto.
Quando è stata l’ultima volta che mi sono preso qualche minuto e, solo con me stesso e in solitudine davanti a Lui, ho fatto memoria e sono stato memoria per me stesso e per chi mi sta intorno di questo Dio che promette e mantiene la pace, promette e mantiene di visitare e salvare il suo popolo?
La SECONDA OCCASIONE: essere un canto di lode vivente per quello che siamo e per quello che sono gli altri.
Quando è stata l’ultima volta che ho ringraziato (il Signore, il cielo…) perché mi ha fatto come un prodigio e che, nonostante tutto, sono un riflesso del Suo Splendore?
La TERZA OCCASIONE: essere della “stessa materia di cui sono fatti i sogni”.
Dentro di noi si muovono desideri e timori, aspirazioni a grandi cose e timore di non potercela fare… Quando è stata l’ultima volta che ho chiesto aiuto (al Signore, al cielo… o magari a chi mi vuole bene!) per continuare ad animare il sogno di una vita bella, di una vita riuscita, di una vita… “santa”, cioè “da Dio”?
Non perdiamo l’occasione che questi gironi ci offrono: stare insieme, in compagnia di Lui, per avere uno sguardo che si stupisce e ringrazia di fronte al dono che sono io, che sono gli altri… e che è Lui!
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