Solennità di Pentecoste: Omelia nella S. Messa del giorno

Solennità di Pentecoste

Omelia nella S. Messa del giorno

(At 2, 1-11; 1Cor 12, 1-11; Gv 14, 15-20)

Domenica 24 maggio 2015

            E fu così che lo Spirito di fortezza diede coraggio a piene mani e sono di chiarezza “da vendere” ed ognuno degli Apostoli e a Maria: all’improvviso, senza preannunci e preparazione, senza novene e preghiere particolari; dal cielo, come semplice e grande dono di Dio Padre e del Figlio Gesù; un fragore, perché quando lo Spirito arriva “si fa sentire”, crea un po’ di “scombussolamento” iniziale; riempì la casa, non lascia spazio ad altre presenze, è la pienezza del dono di Dio e il compimento delle sue promesse; lingue come di fuoco su ciascuno di loro, fuoco che scalda e illumina, fuoco che brucia e purifica ciò che è impuro, fuoco della missione.

La Chiesa della Pentecoste non è numerosa ma convinta, animata da un dono soprannaturale ricevuto come aiuto insuperabile per rinfrancare la fede dei credenti: è così la Chiesa di cui sono membro? È così che sento lo Spirito santo, colui ce rinfranca la mia fede?

“Gesù è Signore!”: la nostra professione di fede in Gesù come Signore è opera non tanto di convincimento personale ma di operazione interiore dello Spirito di Dio che riempie la mia vita, come abbiamo scoperto prima, di franchezza e di luce, di calore e di perdono, di ardore per la missione. Ciascuno di noi riceve quello Spirito e quei doni che il Signore destina per fare della nostra vita un canto di lode e un dono a servizio del prossimo: noi non possiamo tacere o far finta che questo non sia vero!

Quale dono dello Spirito, quale caratteristica ogni volta lo Spirito rinnova nella mia vita perché io ne faccia strumento di edificazione della Comunità dei credenti?

La promessa di Gesù riguardo allo Spirito è chiara: egli rimane presso di noi ed è in noi! È un’affermazione sicura e forte, frutto dell’esperienza diretta di Gesù stesso riguardo al rapporto con il Padre attraverso lo Spirito. “Essere in” cosa può voler dire? Potremmo dire ugualmente: “sei nel mio cuore”. Ecco allora il significato delle parole di Gesù e la sua applicazione “pratica e spirituale” per la nostra vita: “Io, Gesù, sono nel cuore del Padre mio e voi siete nel mio cuore e io nel vostro cuore”. È dunque questione di cuore, inteso come la Scrittura intende (sede delle decisioni dell’uomo, sintesi di ragione e sentimenti).

Il cuore del Padre e del Figlio sono l’uno nell’altro: e il mio cuore? Da chi o da che cosa è abitato?

 

Senza lo Spirito Santo
Dio è lontano,
Cristo rimane nel passato,
il Vangelo è lettera morta,
la Chiesa è una semplice organizzazione,
l’autorità è una dominazione,
la missione una propaganda,
il culto una evocazione,
e l’agire dell’essere umano una morale da schiavi.
Ma nello Spirito Santo:
il cosmo è sollevato e
geme nella gestazione del Regno,
Cristo risorto è presente,
il Vangelo è potenza di vita,
la Chiesa significa comunione trinitaria,
l’autorità è un servizio liberatore,
la missione è una Pentecoste,
la liturgia è memoriale e anticipazione,
l’agire umano è divinizzato.

Patriarca Atenagora

 

 

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