La Parola che conta: Domenica 22 marzo 2015, V di Quaresima “di Lazzaro” (omelia)
[Mosè disse: – Ascolta Israele!] 20 Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: “Che cosa significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che JHWH nostro Dio vi ha dato?”, 21 tu risponderai a tuo figlio: “Eravamo schiavi del faraone in Egitto e JHWH ci fece uscire dall’Egitto con mano potente. 22 JHWH operò sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e terribili contro l’Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa. 23 Ci fece uscire di là per farci entrare nella terra che aveva giurato ai nostri padri di darci. 24 Allora JHWH ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo JHWH nostro Dio così da essere sempre felici ed essere conservati in vita, come appunto siamo oggi. 25La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi, davanti ad JHWH nostro Dio come ci ha ordinato”.
℟ Il Signore fece uscire il suo popolo fra canti di gioia.
2 A lui cantate, a lui inneggiate, fate inni di tutte le sue meraviglie. 3 Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca JHWH. ℟
23 Israele venne in Egitto, Giacobbe emigrò nel paese di Cam. 24 Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo, lo rese più forte dei suoi oppressori. ℟
10 Poiché l’ha stabilita come statuto per Giacobbe, per Israele come patto eterno, 11 dicendo: «A te darò quella terra, Canaan sarà la parte della vostra eredità ». ℟
43 Ha fatto uscire il suo popolo con esultanza, i suoi eletti con canti di gioia, 45 perché osservassero i suoi decreti e custodissero le sue leggi. ℟
EPISTOLA: Ef 5,15-20
15Fate dunque molta attenzione a come camminate, comportandovi non da stolti ma da saggi, 16 riscattando il tempo, perché i giorni sono cattivi. 17 Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore. 18E non ubriacatevi di vino, in cui vi è dissolutezza. Siate invece ricolmi dello Spirito, 19 parlandovi l’un l’altro con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, 20 rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.
VANGELO: Gv 11,1-53
1 Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato.2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato”.
4All’udire questo, Gesù disse: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”. 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: “Andiamo di nuovo in Giudea!”. 8I discepoli gli dissero: “Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?”. 9Gesù rispose: “Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui”.
11Disse queste cose e poi soggiunse loro: “Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo”. 12Gli dissero allora i discepoli: “Signore, se si è addormentato, si salverà”. 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: “Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!”. 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: “Andiamo anche noi a morire con lui!”.
17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”. 23Gesù le disse: “Tuo fratello risorgerà”. 24Gli rispose Marta: “So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno”. 25Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?”. 27Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”.
28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: “Il Maestro è qui e ti chiama”. 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”. 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: “Dove lo avete posto?”. Gli dissero: “Signore, vieni a vedere!”. 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: “Guarda come lo amava!”. 37Ma alcuni di loro dissero: “Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?”.
38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: “Togliete la pietra!”. Gli rispose Marta, la sorella del morto: “Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni”. 40Le disse Gesù: “Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?”. 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: “Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”. 43Detto questo, gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”. 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: “Liberàtelo e lasciàtelo andare”.
45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: “Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione”. 49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: “Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!”. 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Abbiamo forse perso l’abitudine e la pazienza di ascoltare e rispondere ai “perché” dei nostri piccoli?
Il brano del Deuteronomio ci mette in guardia: un popolo, una famiglia, una fede senza memoria è una fede vuota, una fede ferma una fede “morta”.
Così ogni volta che raccontiamo la nostra fede, la nostra esperienza di Dio dentro la nostra vita, noi facciamo rinascere in noi e in chi ci ascolta la voglia di camminare, di provare a fidarci, di metterci in moto: le tra “parole chiave” che abbiamo ascoltato ci indicano la direzione da prendere.
“Uscire”: da una condizione di schiavitù e di oppressione; un tempo era l’Egitto e il popolo d’Israele, oggi chi o che cosa mi opprime?
“Camminare nel deserto”: è il tratto che conduce al terzo verbo (“entrare”) ed è importante attraversarlo, altrimenti piombare nella nuova condizione rischierebbe di scatenare in noi una reazione violenta nei confronti del nostro prossimo (potremmo “arroccarci” nel nostro privilegio di “salvati” e di “eletti”=); camminare nel deserto per metterci alla prova, per misurare la nostra fedeltà ma anche la nostra incostanza, per ricevere dall’alto quella legge e quella salvezza che, altrimenti, non ci meriteremmo mai. Quale deserto sto attraversando? E in che modo lo sto facendo? Sto errando senza mèta, oppure c’è una guida sicura che mi accompagna?
“Entrare”: per l’Israele di sempre questo significa Terra Promessa, stabilità di vita; per noi, per me cosa significa questo entrare? Forse in una vita nuova, finalmente rinnovata e salvata da Dio. Forse per un cristiano è anticipare quella condizione nuova, senza dolore e morte, che ci attende nel regno del Padre.
“Fate dunque mota attenzione a come camminate”: anche Paolo agli Efesini raccomanda il come della fede e della vita, un come che ha precise indicazioni. La prima: saper comprendere la volontà del Signore, la “domanda delle domande” (“Signore, cosa vuoi che io faccia?”). La seconda (che poi è la prima!): essere ricolmi dello Spirito santo perché riconoscenti in tutto al Padre grazie a Gesù. Una fede se non nasce dalla riconoscenza non riesce a muovere passi significativi, rimane “incastrata” in un cammino tutto basato sulla volontà personale e non affidato alla forza e alla ispirazione dello Spirito.
Anche Gesù ha fatto memoria grata della sua fede e ne ha fatto una ragione di vita: anche Lui è uscito (dalla sua condizione di sconosciuto), ha camminato nel deserto (della vita delle persone) ed è entrato al Gerusalemme per compiere il suo cammino.
L’evangelista narra il cammino di Gesù verso il villaggio, il cammino di Marta verso Gesù, il suo ritorno a chiamare Maria, che “veloce” si orienta verso Gesù. Tutto è in movimento, ma tutto deve anche uscire dalla paralisi della morte. Tutti i personaggi lasciano il luogo in cui si trovano. Tutti escono: Gesù e i discepoli dalla Transgiordania; i giudei da Gerusalemme, Marta dal villaggio; Maria con i giudei dalla sua casa e dal villaggio; Lazzaro dalla tomba. Se Gesù, arrivato presso Betania, si ferma e non entra nella casa del lutto, si rimette ben presto in cammino col gruppo verso il luogo dove sfida la morte, mentre il movimento degli altri personaggi converge verso di lui.
(X. LÉON DUFOUR, Lettura dell’Evangelo secondo Giovanni II (capitoli 5-12) (La Parola di Dio), Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo MI 1992, p. 506)
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