Pasqua nella Risurrezione del Signore – Omelia (S. Messa nel giorno)

Perché piangi? Chi cerchi?”: chissà cosa deve aver pensato Maria di Magdala sentendosi rivolgere  queste due domande! Forse avrà detto, in cuor suo, come di discepoli di Emmaus: “Voi solo siete così forestieri da non sapere chi dovrebbe essere sepolto qui?”. Forse, anche noi avremmo risposto proprio così, con quell’amarezza e quel realismo di chi pensa di sapere già tutto.

Perché piangi? Chi cerchi?”: eppure Maria ha la prontezza di rispondere, con un po’ di agitazione del cuore, senza esprimere un giudizio, soltanto dicendo il suo disagio: “Non so dove l’hanno posto”. Forse, anche noi saremmo stati presi da agitazione e disagio: nemmeno un corpo da andare a trovare, onorare, circondare di attenzione e di affetto!

Perché piangi? Chi cerchi?”: sono le parole stesse di Gesù che, nel giardino della risurrezione, arrivano alle orecchie di Maria ma non ancora al suo cuore; e infatti risponde, ancora preoccupata, “dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo”. Quanta premura per “quel che resta” del Maestro! Forse, sarebbe stata anche la nostra, questa premura.

“<<Maria!>> Ella si voltò”: è necessario sentire il suo nome pronunciato dalle labbra dei Risorto perché Maria senza un sobbalzo al cuore; qualcosa cambia, un nodo si scioglie, la speranza si riaccende, l’amore vola. Forse, al suo posto, anche noi sentendo il nostro nome ci avrebbe fatto lo stesso effetto.

Eppure Lui è qui, ora, in questo momento: trasforma la nostra Chiesa, la nostra Comunità, i nostri incontri… nel “Giardino della Risurrezione”.

Tra i diversi auguri che in questi giorni ho ricevuto vorrei, infine, condividerne con voi uno che mi ha particolarmente colpito.

Bisogna sempre tornare lì: tornare al mattino di Pasqua, alla tomba vuota, all’ascolto delle testimonianze dei discepoli. Perché lì sta il cuore della fede, il cuore della Chiesa.

Tutto cambia con la resurrezione. Il cuore inizia a correre, i sentimenti ritrovano forza. Anche noi possiamo riprendere a correre! Possiamo andare di nuovo incontro all’altro. La vita non è finita! La speranza non è nel passato! Non vincono la nostalgia, il cinismo, il disperato salvarsi da soli. La felicità della Pasqua non è senza il dolore della croce: è la vittoria su quel dolore! La felicità non è una vita senza pianto, ma sono le lacrime asciugate dall’amore! Per questo la Pasqua è anche fretta: l’amore ha fretta di raggiungere l’amato (mons. V. Paglia).

Chi ama corre, chi ama ha fretta. Lo sanno gli innamorati che sempre volano! I primi a credere nella resurrezione di Gesù sono stati due innamorati: Maria Maddalena e Giovanni, il discepolo che Gesù amava. Basta prendere tra le mani le pagine pasquali dei Vangeli per accorgersi che tutti corrono a Pasqua … corrono le donne al sepolcro, corre Maria, corrono Pietro e Giovanni, corrono i discepoli di Emmaus tornando a Gerusalemme dopo aver incontrato Gesù risorto.

Perché tutti corrono nel mattino di Pasqua? Che bisogno c’era di correre? Tutto ciò che riguarda Gesù non sopporta mediocrità, merita la fretta dell’amore: l’amore ha sempre fretta, chi ama è sempre in ritardo sulla fame di abbracci. Corrono, sospinti da un cuore in tumulto, perché hanno ansia di luce, e la vita ha fretta di rotolare via i macigni dall’imboccatura del cuore (don E. Ronchi).

Corrono sospinti dal vento dello Spirito, dalle sorprese inaudite dello Spirito! E come i passi lenti delle donne al sepolcro, dei discepoli di Emmaus sono diventati passi veloci di chi ha una incredibile speranza da vivere e da raccontare, così sarà anche per i nostri passi. 

Buona Pasqua!

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