Giovedì santo: Celebrazione della Lavanda dei piedi – Omelia

Celebrazione della Lavanda dei piedi

Omelia, 17 aprile 2014

 “Signore, tu lavi i piedi a me?”: la sorpresa di Pietro davanti al gesto di Gesù è anche la nostra sorpresa, la tua sorpresa. Chissà cosa ciascuno di noi, ciascuno di voi (mi riferisco soprattutto a voi, ragazzi ai quali ho lavati i piedi) ha pensato e provato durante questo rito: perché mai “uno che ha autorità” deve abbassarsi ad un gesto così “strano” e degradante, di poco conto?

Lo comprenderai più tardi”: ci vuole pazienza nel seguire e capire quello che dice e che fa Gesù, ed è Lui stesso a dirlo a Pietro. Di fronte a qualcosa che non capiamo ci blocchiamo, blocchiamo anche l’azione e chi la sta compiendo. Non abbiamo la pazienza di aspettare e capire, di fare nostra quella novità che ci viene incontro.

No, tu non mi laverai i piedi in eterno!”: Pietro è testardo, non vuole proprio aspettare, capire, comprendere. Quanto assomigliamo a lui, tante volte! Quante volte di fronte a quello che riteniamo impossibile diciamo “mai”, “ormai”… e teniamo la testa alta, in atteggiamento di sfida, senza pazienza e fiducia.

Se non ti lavo i piedi, non avrai parte con me”: Gesù, con dolcezza e fermezza, insiste nel compiere quell’azione e cerca di convincere Pietro, e con lui tutti noi, della bontà e della necessità di farsi lavare i piedi per essere con lui.

Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo”: anche noi, come Pietro, ci accendiamo di facile entusiasmo quando sembriamo capire e condividere il cammino con Gesù e con altri amici nella sua Chiesa. Eppure questo non basta: non basta entusiasmarsi, occorre la fedeltà e la perseveranza di tutti i giorni, anche di quelli meno “esaltanti” e più insignificanti.

Comprendete ciò che vi ho fatto?”: Gesù “interroga” i suoi amici dopo essersi abbassato, dopo averli serviti con in gesto della lavanda dei piedi. Anche noi interroga qui, in questo momento. Comprendiamo che cosa ha fatto Gesù per noi?

Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavarvi i piedi a vicenda”: come un vero Maestro Gesù spiega il significato di ciò che ha voluto fare a ciascuno dei suoi dodici, Giuda Iscariota il traditore compreso. Non solo Gesù compie questo gesto perché possiamo stare con Lui; soprattutto lo compie per essere, tra noi, come Lui.

Perché, ti chiediamo Gesù, Figlio di Dio, hai scelto proprio questo gesto? Che cosa ci hai voluto dire? Io credo che potrebbe risponderci: “Come uno di voi ho indossato l’abito di ogni uomo e do ogni donna, la tunica; come Figlio di Dio mi sono chinato, abbassato, per mostrarvi la vicinanza e la comunione che il Padre desidera avere con ciascun uomo e donna. Io desidero, con questo gesto, vincere la paura che voi avete di Dio: non abbiate paura!”.

Che cosa vuol dire, allora, per noi “lavare i piedi gli uni gli altri”? Gesù ci promette che “saremo beati se metteremo in pratica queste cose”. E chi, tra di noi, ha davvero preso sul serio questa promessa? Chi tra di noi vive ogni giorno la lavanda dei piedi?

È davvero beato chi, tra noi, non ha paura di questo Dio vicino, testimoniato come Padre da Gesù.

È davvero beato chi, tra noi, non avendo paura del Padre lo prega, lo “coinvolge”, attraverso Gesù, nella sua vita.

È davvero beato chi, tra noi, è discepolo di Gesù e vive dentro la comunità che si chiama Chiesa questo rapporto importante.

È davvero beato chi, tra noi, vive nella comunità, nella Chiesa, cercando di servire e non di essere servito.

È davvero beato chi, tra noi, vive servendo senza “se” e senza “ma”, in ogni ambiente di vita e non solo nella Chiesa.

È davvero beato chi, tra noi, è testimone di questo amore che serve perché, per primo, gli sono stati “lavati i piedi”.

Una discepola di Gesù del secolo scorso, contemplando la lavanda dei piedi di Gesù, ha scritto queste parole che consegno alla nostra preghiera:

Se dovessi scegliere
una reliquia della tua Passione,
prenderei proprio quel catino
colmo d’acqua sporca.
Girerei il mondo con quel recipiente
ad ogni piede cingermi l’asciugatoio
e curvarmi giù in basso,
non alzando mai la testa oltre il polpaccio
per non distinguere i nemici dagli amici,
e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo,
del drogato, del carcerato, dell’omicida.
di chi non mi saluta più,
di quel compagno per cui non prego.
In silenzio…
finché tutti abbiano capito,
nel mio, il Tuo amore.

(Magdalene Delbrel)

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