La Parola che conta: Martedì 23 ottobre 2012

LETTURA

Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo 1, 9-20

Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa». Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. I piedi avevano l’aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito. Il senso nascosto delle sette stelle, che hai visto nella mia destra, e dei sette candelabri d’oro è questo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese, e i sette candelabri sono le sette Chiese.

 

SALMO

Sal 95 (96)

®  Date al Signore la gloria del suo nome.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,

terribile sopra tutti gli dèi.

Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,

il Signore invece ha fatto i cieli. ®

Maestà e onore sono davanti a lui,

forza e splendore nel suo santuario. ®

Date al Signore, o famiglie dei popoli,

date al Signore gloria e potenza,

date al Signore la gloria del suo nome. ®

 

VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Marco 3, 13-19

In quel tempo. Il Signore Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

 

La rivelazione a Giovanni contiene la preoccupazione di guidare le comunità dei discepoli sparse nel mondo perché raggiungano, ciascuna secondo la propria strada e andatura, la perfezione e il Regno del Padre. E questa rivelazione è per mezzo di Gesù che è principio e fine: da senso alla storia, una storia che ha un inizio e un fine, non dunque l’eterno ritorno dell’uguale!

La preoccupazione di guidare le comunità è tutta dentro la chiamata dei dodici: dodici persone, dodici storie, dodici pessibilità di avere e dare amicizia, essere accolti e accogliere; solo così, nella confidenza vera e piena che condivide la vita può nascere e crescere il desiderio di essere come Lui. E questa chiamata è un dono, una grazia del cielo: allora possiamo ringraziare di essere con Lui e possiamo chiedere di essere come Lui!

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