La Parola che conta: Venerdì 11 ottobre 2024 (rito ambrosiano)
Venerdì della settimana della VI Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore
Memoria facoltativa di san Giovanni XXIII, papa
EPISTOLA 2Tm 4, 9-18. 22
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Carissimo, cerca di venire presto da me, perché Dema mi ha abbandonato, avendo preferito le cose di questo mondo, ed è partito per Tessalònica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me. Prendi con te Marco e portalo, perché mi sarà utile per il ministero. Ho inviato Tìchico a Èfeso. Venendo, portami il mantello, che ho lasciato a Tròade in casa di Carpo, e i libri, soprattutto le pergamene. Alessandro, il fabbro, mi ha procurato molti danni: il Signore gli renderà secondo le sue opere. Anche tu guàrdati da lui, perché si è accanito contro la nostra predicazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen. Il Signore sia con il tuo spirito. La grazia sia con voi!
SALMO Sal 140 (141)
A te, Signore, sono rivolti i miei occhi.
Signore, a te grido, accorri in mio aiuto;
porgi l’orecchio alla mia voce quando t’invoco.
La mia preghiera stia davanti a te come incenso,
le mie mani alzate come sacrificio della sera. R
Poni, Signore, una guardia alla mia bocca,
sorveglia la porta delle mie labbra.
Non piegare il mio cuore al male,
a compiere azioni criminose con i malfattori:
che io non gusti i loro cibi deliziosi. R
A te, Signore Dio, sono rivolti i miei occhi;
in te mi rifugio, non lasciarmi indifeso.
Proteggimi dal laccio che mi tendono,
dalle trappole dei malfattori. R
VANGELO Lc 21, 34-38
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». Durante il giorno insegnava nel tempio; la notte, usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi. E tutto il popolo di buon mattino andava da lui nel tempio per ascoltarlo.
La conclusione della seconda lettera di Paolo a Timoteo contiene i saluti e il “resoconto” di quanto vissuto dall’Apostolo delle genti, compresi quei rapporti purtroppo finiti male e dunque non più alimentati dalla retta fede: Paolo se ne rammarica ma, a suo modo, non ne tiene conto e non fa altro che dire la verità e perdonale, rimettendo il giudizio al Signore, l’unico che costantemente è stato presente nella sua vita e nella sua missione, soprattutto nei momenti difficili delle contestazioni e delle persecuzioni.
“State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”: Gesù ci indica il modo con il quale vivere per essere veri discepoli e testimoni della fede. Essere attenti a noi stessi significa anzitutto non metterci al centro, ma lasciare che sua Lui stessi in quel posto per poterci amare, guidare, correggere e togliere da noi tutte quelle dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita rendendo disponibile il suo giogo perché possiamo camminare insieme, fianco a fianco e imparare da Lui, vero uomo e vero Dio.
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