La Parola che conta: Sabato 5 ottobre 2024 (rito ambrosiano)

Sabato della settimana della V Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore

Memoria facoltativa di Santa Faustina Kowalska

LETTURA Dt 16, 13-17
Lettura del libro del Deuteronomio

In quei giorni. Mosè disse: «Celebrerai la festa delle Capanne per sette giorni, quando raccoglierai il prodotto della tua aia e del tuo torchio. Gioirai in questa tua festa, tu, tuo figlio e tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava e il levita, il forestiero, l’orfano e la vedova che abiteranno le tue città. Celebrerai la festa per sette giorni per il Signore, tuo Dio, nel luogo che avrà scelto il Signore, perché il Signore, tuo Dio, ti benedirà in tutto il tuo raccolto e in tutto il lavoro delle tue mani, e tu sarai pienamente felice. Tre volte all’anno ogni tuo maschio si presenterà davanti al Signore, tuo Dio, nel luogo che egli avrà scelto: nella festa degli Azzimi, nella festa delle Settimane e nella festa delle Capanne. Nessuno si presenterà davanti al Signore a mani vuote, ma il dono di ciascuno sarà in misura della benedizione che il Signore, tuo Dio, ti avrà dato».

SALMO Sal 98 (99)

Esaltate il Signore, nostro Dio.

Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi.
Egli è santo!
Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuele tra quanti invocavano il suo nome. R

Invocavano il Signore ed egli rispondeva.
Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato. R

Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio che perdona,
pur castigando i loro peccati.
Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio! R

EPISTOLA Rm 12, 3-8
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.

VANGELO Gv 15, 12-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

I ritmi della vita e della religiosità di Israele sono dettati dal lavoro dei campi: così la festa delle Capanne, o delle settimane, è il ringraziamento per il raccolto e per la provvidente mano divina che ha concesso di che vivere al popolo e non solo (anche allo straniero, alla vedova e all’orfano).

Il dono della fede, il rapporto con Gesù, deve essere criterio valutativo per la nostra vita anzitutto e per la vita di quanti incontriamo: è questo ciò che ci consegna l’Apostolo Paolo per mezzo della sua lettera ai Romani. E questo serva anche e soprattutto perché la vita sia vero servizio nella Chiesa e nel mondo, non cedendo a logiche di potere o di orgoglio o superbia personali.

Nei discorsi dell’Ultima cena Gesù inserisce il tema centrale dell’amore divino passato attraverso la sua vita, amore che tocca e “contagia” positivamente quanti lo hanno incontrato e sono stato chiamati a seguirlo. Tale amore diventa un comando, una esigenza imprescindibile: amarsi reciprocamente sul modello e sull’esempio del Maestro.

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