La Parola che conta: Lunedì 1 ottobre 2012, Santa Teresa di Gesù Bambino

LETTURA

Lettura della lettera di san Giacomo apostolo 5, 7-11

Siate dunque costanti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione.

 

SALMO
Sal 129 (130)

® L’anima mia è rivolta al Signore.

Dal profondo a te grido, o Signore;

Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. ®

Io spero, Signore.

Spera l’anima mia, attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora. ®

Israele attenda il Signore,

perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe. ®
VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Luca 20, 9-19

In quel tempo. Il Signore Gesù prese a dire al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via. Disse allora il padrone della vigna: “Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui!”. Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: “Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra!”. Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri».
Udito questo, dissero: «Non sia mai!». Allora egli fissò lo sguardo su di loro e disse: «Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura: / “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo?”. / Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato».
In quel momento gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito infatti che quella parabola l’aveva detta per loro.

 

Le prime comunità cristiane alimentavano il desiderio della venuta del Signore credendo fermamente che potesse venire presto: stupisce questa tensione, quasi contraddice il fatto che fosse passato così poco tempo dagli eventi che hanno segnato la vita di Gesù. Forse questo desiderio, sottolineato da chi come Giacomo nella Chiesa è capo, dice non tanto l’aspettarsi qualcosa di “clamoroso”, quando concentrarsi sulla vita quotidiana perché proprio lì passa sorprendentemente la Sua Presenza.

La Parabola evangelica della vigna e dei servi conferma questo pensiero: non possiamo fare finta che la vigna (Chiesa, Comunità cristiana, Vita…) sia nostra e non del Signore! Ricordarsi costantemente che a noi è affidata con senso di responsabilità e fiducia da parte del padrone, ci mette nell’ottica giusta per poter “godere” dei frutti e della fatica e rendere conto, a tempo debito, dell’amministrazione e della cura che ci abbiamo messo perché porti frutti.

Anche Teresina di Lisieux ci aiuti, oggi, a vivere questa “piccola via”: considerarci servi e amministratori di un dono più grande di noi e della nostra storia.

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