La Parola che conta: 23 gennaio 2024 (rito ambrosiano)
Martedì della settimana della III Domenica dopo l’Epifania
Memoria facoltativa dei santi Bàbila, vescovo, e i Tre Fanciulli martiri
LETTURA Sir 44, 1; 48, 15b-21
Lettura del libro del Siracide
Facciamo ora l’elogio di uomini illustri, dei padri nostri nelle loro generazioni. Il popolo non si convertì e non rinnegò i suoi peccati, finché non fu deportato dal proprio paese e disperso su tutta la terra. Rimase soltanto un piccolissimo popolo e un principe della casa di Davide. Alcuni di loro fecero ciò che è gradito a Dio, ma altri moltiplicarono i peccati. Ezechia fortificò la sua città e portò l’acqua nel suo interno; con il ferro scavò un canale nella roccia e costruì cisterne per l’acqua. Nei suoi giorni Sennàcherib fece una spedizione e mandò Rapsache; alzò la sua mano contro Sion e si vantò spavaldamente nella sua superbia. Allora si agitarono loro i cuori e le mani, soffrirono come le partorienti. Invocarono il Signore misericordioso, tendendo le loro mani verso di lui. Il Santo li ascoltò subito dal cielo e li liberò per mezzo di Isaia. Egli colpì l’accampamento degli Assiri, e il suo angelo li sterminò.
SALMO Sal 77 (78)
Splendido tu sei, o Signore.
Peccarono ancora
e non ebbero fede nelle sue meraviglie.
Allora consumò in un soffio i loro giorni
e i loro anni nel terrore.
Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a Dio. R
Ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore;
lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza. R
Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore;
ricordava che essi sono di carne,
un soffio che va e non ritorna. R
VANGELO Mc 4, 26-34
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Ezechia regna in tempi perigliosi quando resta poco di Israele: eppure con quel poco e con grande fede conduce il popolo e compie anche alcuni lavori veramente importanti e pesanti. Il Signore anche nei tempi dell’esilio tende l’orecchio e ascolta il grido dei suoi: esercita così la sua misericordia e manda il suo aiuto grazie ad Isaia. Certo, leggere che il Signore stermina i nemici è normale per il credente di ieri: oggi suona proprio “stonato” per un Dio che predica la misericordia!
Il regno di Dio: che cos’è? Gesù parla del regno di Dio come la crescita del seme che, accolto dal terreno, germoglia e cresce e produce spontaneamente il frutto: la presenza misteriosa di Dio trova sempre la strada per attecchire. Ma anche il granello di senape, piccolissimo, produce un albero grandioso: non importa la piccolezza della presenza di Dio che arriva, l’importante che sia accolto e cresca!
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