La Parola che conta: Sabato 2 dicembre 2023 (rito ambrosiano)
Sabato della III settimana di Avvento
LETTURA Ez 13, 1. 17-23
Lettura del profeta Ezechiele
In quei giorni. Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Ora tu, figlio dell’uomo, rivolgiti alle figlie del tuo popolo che profetizzano secondo i loro desideri e profetizza contro di loro. Dirai loro: Dice il Signore Dio: Guai a quelle che cuciono nastri a ogni polso e preparano veli di ogni grandezza per le teste, per dar la caccia alle persone. Pretendete forse di dare la caccia alla gente del mio popolo e salvare voi stesse? Voi mi avete disonorato presso il mio popolo per qualche manciata d’orzo e per un tozzo di pane, facendo morire chi non doveva morire e facendo vivere chi non doveva vivere, ingannando il mio popolo che crede alle menzogne. Perciò dice il Signore Dio: Eccomi contro i vostri nastri, con i quali voi date la caccia alla gente come a uccelli; li strapperò dalle vostre braccia e libererò la gente che voi avete catturato come uccelli. Straccerò i vostri veli e libererò il mio popolo dalle vostre mani e non sarà più una preda nelle vostre mani; saprete così che io sono il Signore. Voi infatti avete rattristato con menzogne il cuore del giusto, mentre io non l’avevo rattristato, e avete rafforzato il malvagio perché non desistesse dalla sua vita malvagia e vivesse. Per questo non avrete più visioni false né più spaccerete vaticini: libererò il mio popolo dalle vostre mani e saprete che io sono il Signore».
SALMO Sal 85 (86)
Mostrami, Signore, la tua via.
Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.
Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno. R
Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia.
Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio. R
Mostrami, Signore, la tua via,
perché nella tua verità io cammini;
tieni unito il mio cuore,
perché tema il tuo nome. R
Ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore
e darò gloria al tuo nome per sempre,
perché grande con me è la tua misericordia:
hai liberato la mia vita dal profondo degli inferi. R
EPISTOLA Eb 9, 1-10
Lettera agli Ebrei
Fratelli, certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno. Fu costruita infatti una tenda, la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell’offerta; essa veniva chiamata il Santo. Dietro il secondo velo, poi, c’era la tenda chiamata Santo dei Santi, con l’altare d’oro per i profumi e l’arca dell’alleanza tutta ricoperta d’oro, nella quale si trovavano un’urna d’oro contenente la manna, la verga di Aronne, che era fiorita, e le tavole dell’alleanza. E sopra l’arca stavano i cherubini della gloria, che stendevano la loro ombra sul propiziatorio. Di queste cose non è necessario ora parlare nei particolari. Disposte in tal modo le cose, nella prima tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrare il culto; nella seconda invece entra solamente il sommo sacerdote, una volta all’anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per quanto commesso dal popolo per ignoranza. Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era stata ancora manifestata la via del santuario, finché restava la prima tenda. Essa infatti è figura del tempo presente e secondo essa vengono offerti doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, colui che offre: si tratta soltanto di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni carnali, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.
VANGELO Mt 18, 21-35
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Pietro si avvicinò al Signore Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Le figlie del popolo lo hanno irretito, ingannato: contro di loro si rivolge la parola profetica affidata ad Ezechiele. L’allontanamento dalla retta fede e dalla fiducia nel vero Dio è anche operato attraverso stratagemmi sensuali e finte visioni e vaticini spacciati per veri e per volontà di Dio: che cosa cerca il cuore dell’uomo? Possibile che non riconosce dove stai la verità annunciata dal vero Dio? Per questo è annunciato contro le donne del popolo che si potranno più avvalere delle loro malìe e dei loro falsi vaticini per non ingannare più il popolo di Dio.
Il brano della lettera agli Ebrei esprime l’insufficienza del culto dell’antica alleanza fondata su oggetti e cose materiali che esprimevano tutto il loro limite: solamente lo Spirito santo mostrerà la via del vero santuario, del vero culto, del vero ed efficace sacrificio indicando in Gesù vittima e sacerdote, offerta e mediazione.
La questione del perdono, centrale nella rivelazione di Gesù del volto del Padre di misericordia, è affrontata da partire da una domande esemplificativa di Pietro: fino a quando e quanto perdonare? Gesù risponde la famosa frase che indica il “settanta volte sette” una misura infinita, ma poi specifica nella parabole seguente il senso e il significato, suggellato dalla frese finale: “Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello”.
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