La Parola della Croce: “Ho sete” – V venerdì di Quaresima, 31/03/2023
5 . “Ho sete” *
Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima ad una canna e gliela accostarono alla bocca. (Gv 19,28-29)
Come l’acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
E’ arido come coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
(Sl 21, 12-16)
Per riflettere
“Ho sete”: Gesù, Dio fatto uomo, creatore del mondo, chiede all’uomo dell’acqua! MA non chiede l’acqua terrena, bensì chiede un po’ di amore. Questa parola rivela la sofferenza di Dio senza uomo.
Amare vuol dire, prima di tutto, dare, e Dio ha dato all’uomo la sua creazione.
Amare vuol dire rivelare se stessi a chi ci ama, e Dio si è rivelato a noi attraverso il Verbo fatto carne.
Amare significa soffrire per chi si ama, e ora Dio sta soffrendo per noi sull’albero della croce.
Amare significa diventare uno con chi si ama, e Dio ci ha amato tanto da istituire l’Eucaristia, affinché possiamo rimanere in Lui e Lui in noi.
Amare vuole dire desiderare di rimanere eternamente con chi si ama, e Dio ci ha promesso una dimora eterna: il paradiso.
Egli ha diritto al nostro amore, perché così spesso lasciamo che muoia di sete?
Medita nel silenzio:
“Ha sete. Sete di amore, di pace, di giustizia, sete della nostra fede. Sete. Il nostro è un Dio assetato d’amore, come noi sperimenta il limite di un desiderio quasi sempre insoddisfatto. Ha sete, colui che può dissetare chi cerca la felicità e il bene. Ha sete della mia fede.”
Preghiera
Tu hai dato i tuoi occhi al cieco;
Tu hai dato le tue mani a chi non aveva mani;
Tu hai dato i tuoi piedi allo zoppo;
Tu hai dato la tua bocca al muto e i tuoi orecchi al sordo;
Tu hai dato il tuo respiro a chi era morto.
Ed anch’io, ferito da ogni parte dai miei peccati,
guardo le tue piaghe aperte e ricevo da esse
l’unguento della tua misericordia.
Ma quante volte hai cercato al mio cuore,
e non vi hai trovato nulla;
Eppure ti sei fatto ultimo, hai dato la Vita,
perché anche io diventassi figlio nel Figlio.
Signore Gesù, di fronte al tuo amore
resta solo il silenzio di chi ti ama
e non ha parole.
* Le riflessioni sono liberamente tratte dal libro “Le ultime sette parole”, di Fulton J. Sheen, edizioni S. Paolo. I testi per le meditazioni personali sono tratte del libro “L’ultimo sì”, di Paolo Curtaz, edizioni S. Paolo.
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