La Parola che conta: Venerdì 7 settembre 2012

LETTURA
Lettura della prima lettera di san Pietro apostolo 2, 13-25

Carissimi, vivete sottomessi ad ogni umana autorità per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come inviati da lui per punire i malfattori e premiare quelli che fanno il bene. Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti, come uomini liberi, servendovi della libertà non come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re.

Domestici, state sottomessi con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli prepotenti. Questa è grazia: subire afflizioni, soffrendo ingiustamente a causa della conoscenza di Dio; che gloria sarebbe, infatti, sopportare di essere percossi quando si è colpevoli? Ma se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché / anche Cristo patì per voi, / lasciandovi un esempio, / perché ne seguiate le orme: / egli non commise peccato / e non si trovò inganno sulla sua bocca; / insultato, non rispondeva con insulti, / maltrattato, non minacciava vendetta, / ma si affidava a colui / che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo / sul legno della croce, / perché, non vivendo più per il peccato, / vivessimo per la giustizia; / dalle sue piaghe siete stati guariti. / Eravate erranti come pecore, / ma ora siete stati ricondotti / al pastore e custode delle vostre anime.

 

SALMO
Sal 22 (23)

®   Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce. ®

 

Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome. ®

Anche se vado per una valle oscura,

non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. ®

Davanti a me tu prepari una mensa

sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. ®

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne

tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. ®

VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Luca 16, 19-31

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

 

Quanti credono che la fede cristiana non abbia a che fare con la vita concreta di tutti i giorni trovano, nelle letture della liturgia di oggi, una smentita clamorosa; e anche tutte quelle persone che si dicono “credenti non praticanti” trovano di che riflettere allo stesso modo.

Ma anche per chi, come me, per la fede ogni giorni cerca di dare la vita al Signore e servire la sua Chiesa, gli ammonimenti di Pietro nella sua lettera e il racconto di Gesù sul povero e il ricco e il loro destino mi offrono lo spunto per un buon esame di coscienza che voglio offrire anche a voi.

Il fondamento del nostro servire nella vita, e del servire in un certo modo, con un certo stile (quello di chi ci rimette, quello di chi non calcola, quello di chi anche se agisce correttamente è calunniato…) ha come ispirazione e forza l’esempio di Cristo che ha patito per noi perché ne seguiamo le orme: questa deve essere ed è in realtà la motivazione forte della fede che abbiamo ricevuto e che sitraduce in scelte concrete, grandi e piccole, visibili nella nostra esistenza, capaci di scuotere noi stessi e anche chi ci sta intorno.

Lo stile del nostro servire nella vita, poi, ha un perenne richiamo nel tempo che viene da lontano nella storia: Mosè e i Profeti hanno sempre indicato nella venuta del Messia e nella elezione del popolo ad essere “popolo di Dio” che cammina una realtà con la quale confrontarsi per tradurre in concreto un credo alto, una fede grande, una speranza incrollabile. Ma il cuore dell’uomo, il nostro cuore, è sempre alla ricerca del segno più sensazionale, non si accontenta facilmente: eppure Gesù parla chiaro, questa volta e indica con le parole del padre Abramo tutta la storia della salvezza come esempio di fatice nel perseverare nella fedeltà all’Alleanza.

Impossibile con le sole forze e il solo desiderio dell’uomo, possibile per chi chiede dal cielo una fede capace di muovere le montagne!

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