Santissima Trinità: Omelia nel 10° anniversario di Ordinazione presbiterale

Santissima Trinità

(Es 3,1-15; Sal 67; Rm 8,14-17;Gv 16,12-15)

Omelia nel 10° anniversario di ordinazione presbiterale

Domenica 15 giugno 2014

 

Le persone che mi conoscono un po’ di più sanno che non sono abituato a leggere le “omelie”: lo faccio solo in particolare occasioni e questa, francamente, mi sembra un’occasione speciale non soltanto perché ricordo, insieme a voi, con riconoscenza e gratitudine questi primi dieci anni della mia vita da prete, ma anche e soprattutto perché oggi celebriamo la solennità più “complicata” da spiegare.

Per poter essere chiaro mi sono fatto aiutare da due grandi figure spirituali (così cito subito le mie fonti dichiarando ciò che non è farina del mio sacco): papa Francesco e don Tonino Bello.

Papa Francesco spiegando il mistero della Trinità ai bambini che si accostavano per la prima volta alla Comunione usava questa frase:

“Il Padre crea il mondo; Gesù ci salva. E lo Spirito Santo che fa? Ci ama! Ti dà l’amore!”

Il lezionario di oggi, insieme all’esperienza di fede che il Signore mi ha fatto percorrere, racchiude queste tre espressioni sintetiche pronunciate dal papa.

Il Padre crea il mondo”. Siamo abituati a pensare e ad immaginare che Dio si sia sforzato, all’inizio dei tempi, una sola volta, lavorando quasi “sotto pressione”: in sette giorni ha creato tutto, compresi l’uomo e la donna e ha avuto persino tempo per un sonnellino. In realtà l’opera di Dio creatore non è mai finita: la storia di Mosè ci insegna che non possiamo mai “star tranquilli” pensando di “esserci sistemati” una volta per tutte. Mosè, salvato dalle acque, educato e cresciuto alla corte del faraone, si lascia prendere dall’ira vedendo la condizione del suo popolo e quindi, sbagliando, scappa e si rifà una vita. Ormai non ci pensa più: ha una nuova casa, una moglie, una famiglia, un lavoro… e proprio lì il Signore lo va a chiamare, lo va a cercare, lo attira per curiosità e gli affida un compito speciale. Possiamo dire che, in un certo senso, ri-crea Mosè: gli affida una missione, gli dona una vocazione importante, difficile. E in tutto questo il Creatore gli promette che rimarrà con lui.

Succede così anche a noi: quando “scappiamo” da un problema, il Signore trova il modo per ricondurci ad esso e ci da’ la forza, il coraggio di poterlo affrontare insieme a Lui. Il Creatore è sempre pronto a ri-crearci!

Gesù ci salva”. Cosa significa che Gesù ci salva? Cosa significa che Gesù è il Salvatore? Nei discorsi durante l’Ultima Cena il Maestro parla della sua glorificazione: “Quando verrà lui, lo Spirito di verità (…) mi glorificherà, perché prenderà da qual che è mio e ve lo annuncerà”. Sembrano parole misteriose. In realtà quello che il Spirito annuncerà di Gesù è la gloria che passa dal sacrificio, il compimento che passa dalla croce. È lo stesso discorso che farà Paolo: “Noi vi annunciamo quello che abbiamo ricevuto: Gesù Cristo, il crocifisso risorto”. È un discorso difficile questo perché tanto di noi è “imbevuto” della logica del mondo: successo, merito, riuscita, realizzazione… tutte parole negative se ci mettiamo davanti l’aggettivo “mio”; ma se cambiamo e mettiamo un “per te, per voi” cambia tutto!

Ecco allora la seconda fonte di ispirazione: la prendo da una predica di don Tonino Bello.

“Carissimi fratelli,l’espressione me l’ha suggerita don Vincenzo, un prete mio amico che lavora tra gli zingari, e mi è parsa tutt’altro che banale. Venne a trovarmi una sera nel mio studio e mi chiese che cosa stessi scrivendo. Gli dissi che ero in difficoltà perché volevo spiegare alla gente (ma in modo semplice, così che tutti capissero) un particolare del mistero della Santissima Trinità: e cioè che le tre Persone divine sono, come dicono i teologi con una frase difficile, tre relazioni sussistenti. Don Vincenzo sorrise, come per compatire la mia pretesa e comunque, per dirmi che mi cacciavo in una foresta inestricabile di problemi teologici. Io, però, aggiunsi che mi sembrava molto importante far capire queste cose ai poveri, perché, se il Signore ci insegnato che, stringi stringi, il nucleo di ogni Persona divina consiste in una relazione, qualcosa ci deve essere sotto… Colsi l’occasione per leggere al mio amico la paginetta che avevo scritto. Quando terminai, mi disse che con tutte quelle parole, la gente forse non avrebbe capito nulla. Poi aggiunse: “Io ai miei zingari sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre Persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra.” (A. Bello, da un omelia del 12 aprile 1987)

Vivere per l’altro: ecco il mistero di Gesù che salva!

E lo Spirito santo che fa? Ci ama! Ti da l’amore!”. Una definizione di questa presenza misteriosa che mi ha particolarmente colpito ed è rimasta impressa nel mio cuore è: “lo Spirito santo è l’Amore che c’è tra il Padre e il Figlio”. Se noi entriamo in questa relazione virtuosa, se ci lasciamo guidare dallo Spirito diventiamo realmente figli di Dio! Non siamo mai orfani! E qui siamo invitati ad entrare da una porta stretta: vivere in pienezza questa comunione, fare parte della famiglia divina significa prendere parte alle sofferenze di Gesù per partecipare anche alla sua gloria. Impariamo a portare dentro la Trinità, al Padre e al Figlio attraverso lo Spirito, tutto ciò che ci rattrista e ci blocca, tutto ciò che non va’: i santi ci testimoniano che questo affidarsi, questo mettersi nelle mani del Signore, ha dato loro una forza sovrumana per affrontare pericoli, difficoltà, dolori, incomprensioni…

Carissimi amici, quello che vi posso dire e testimoniare è questo: fidarsi di Dio non è facile e non è semplice, ma è possibile. Fidarsi di un Dio che ci ri-crea sempre. Fidarsi di un Dio che è per e non contro. Fidarsi di un Dio che ci fa vedere i problemi e i dolori con un occhio diverso.

Ho imparato che bisogna “essere in buone mani per dare a piene mani”.

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