NATALE – MESSA NEL GIORNO – Omelia, 25 dicembre 2015
NATALE – MESSA NEL GIORNO
Omelia, 25 dicembre 2015
Lettura
Lettura del profeta Isaia 8, 23b-9, 6a
In passato il Signore Dio umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.
Il popolo che camminava nelle tenebre / ha visto una grande luce; / su coloro che abitavano in terra tenebrosa / una luce rifulse. / Hai moltiplicato la gioia, / hai aumentato la letizia. / Gioiscono davanti a te / come si gioisce quando si miete / e come si esulta quando si divide la preda. / Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, / la sbarra sulle sue spalle, / e il bastone del suo aguzzino, / come nel giorno di Madian. / Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando / e ogni mantello intriso di sangue / saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi, / ci è stato dato un figlio. / Sulle sue spalle è il potere / e il suo nome sarà: / Consigliere mirabile, Dio potente, / Padre per sempre, Principe della pace. / Grande sarà il suo potere / e la pace non avrà fine / sul trono di Davide e sul suo regno, / che egli viene a consolidare e rafforzare / con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Salmo
Sal 95 (96)
® Oggi è nato per noi il Salvatore.
Cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. ®
Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta. ®
Acclamino davanti al Signore che viene: sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia e nella sua fedeltà i popoli. ®
Epistola
Lettera agli Ebrei 1, 1-8a
Fratelli, Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: / «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»?
E ancora: «Io sarò per lui padre / ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».
Mentre degli angeli dice: «Egli fa i suoi angeli simili al vento, / e i suoi ministri come fiamma di fuoco», / al Figlio invece dice: «Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli».
Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 1-14
In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli / e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Ancora una volta un bimbo, una vita che nasce è l’inizio del tempo nuovo e il compimento delle profezie divine portate avanti con costanza e coraggio dai profeti, uomini di Dio e coraggiosi testimoni della sua fedeltà, quella che dura in eterno.
Ha tanti titoli questo bambino che nasce, tutti importanti e un po’… “ampollosi”; tra tutti uno è certamente urgente per i nostri tempi: “Principe della pace”. È strano che un Messia così connotato “politicamente” (egli è colui che siederà sul trono di Davide, dunque continuerà la monarchia costituita dal Signore stesso) e così specificamente legato a un popolo, una terra e ad un’esperienza religiosa possa essere portatore di una “pace che non avrà fine”. Eppure è proprio così: Isaia lega questa venuta all’esperienza della liberazione dalla tirannia e dal giogo pesantemente calcato sulle spalle del popolo; anche i segni della guerra e il sangue versato scompariranno, mentre il popolo passerà dalle tenebre alla grande luce. Quale liberazione? Quale luce? Quale regno?
Nell’inizio della Lettera agli Ebrei leggiamo la risposta a queste domande: “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo”. Dunque il mistero della venuta di questo “Principe della pace” è ora svelato: egli nasce nella casa di Davide e viene per inaugurare una “nuova stagione” e un “nuovo regno” e lo può fare perché Egli è erede di tutto quanto e “co-autore” del mondo che noi conosciamo e abitiamo. Non dunque un erede di Davide “connotato politicamente” che “assume il comando” della casa per regnare secondo i princìpi di questo mondo, ma un erede “secondo la carne” (la discendenza davidica data dalla paternità di Giuseppe) che viene per dare inizio al tempo nuovo, quello nel quale “tutto sostiene con la sua parola potente”.
La storia, dunque, di questa venuta ancora una volta ci viene incontro come storia vera, con dei personaggi precisi, con degli ordini precisi, con delle profezie da adempiere, con dei poteri che dispongono (quelli di questo mondo) e altri, invece, che decidono (quelli divini): la storia “che conta” diventa quella semplice di un uomo e di una donna che diventano padre e madre, una famiglia, per “ordine del Signore”; la storia “che conta” diventa quella di pastori che sentono la parola di Dio “Non temete!” risuonare alle loro orecchie incredule e diventano i primi testimoni e messaggeri dell’annuncio di gioia del Vangelo; la storia “che conta” può diventare la nostra storia, la mia storia se mi lascio coinvolgere da tutto questo.
Diceva il Cardinale Albino Luciani: “Il programma annunciato, promesso e promosso dalla nascita di Cristo è: Pace in terra. Pace sì, ma agli uomini di buona volontà, che Egli ama”.
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